Benevento

Strega in caduta libera. La quarta sconfitta nelle ultime cinque partite basterebbe da sola per certificare la condizione inaccettabile della squadra giallorossa. Il problema è che non si riesce neanche a vedere il punto di caduta. Forma fisica censurabile per molti, nessuna idea per tappare le falle che si aprono un po' dappertutto. Morale della favola: di questi tempi tutti riescono a passeggiare sul corpo della strega, persino una Spal che fino a due domeniche fa metteva a repentaglio la sua permanenza in categoria. Ora appare davvero complicato credere che possa esserci una reazione degna di tal nome già nel preliminare di venerdi prossimo ad Ascoli. Il clima di sfiducia è palpabile e la squadra non ha fatto nulla per cancellarlo. Questo finale di stagione sta diventando un calvario e serve davvero un atto di fede per credere che si possano cambiare le sorti di un destino che sembrerebbe già scritto.

I PIU'

Diventa sempre più difficile individuare dei giocatori che si siano guadagnati almeno la sufficienza. Per il gol segnato e per la voglia che ha messo in campo pensiamo che possa meritarla Gianluca Lapadula. L'italo peruviano aveva più di qualcosa da farsi perdonare e bisogna dire che ce l'ha messa tutta per rendere meno amara la serata ai tifosi giallorossi. L'altro che potrebbe meritare una sufficienza stiracchiata (un 6 meno meno) è Farias. Non è mai stato un goleador, ma ha uno spunto in grado di mettere in difficoltà parecchie difese avversarrie. Ci ha provato molte volte nella mezz'ora in cui è stato chiamato in causa e francamente viene di chiedere come si possa tenerlo fuori in una partita da vincere ad ogni costo. L'azione in tandem con Lapadula al 36' della ripresa con Vicari a schermare il suo tiro a colpo sicuro immolandosi col corpo, avrebbe meritato miglior sorte. L'ultimo dei “meno peggio” è stato Andrès Tello, che ha giocato alla sua maniera, alternando una prodezza ad una cosa maldestra. Almeno come determinazione merita una piccola menzione. Nulla di più.

I MENO

Qui c'è solo l'imbarazzo della scelta. In difesa è parsa abbastanza incomprensibile la rinuncia a Vogliacco. Il reparto è andato subito in affanno e ha ridato fiato ad un giocatore come Mattia Finotto che aveva giocato finora 12 spezzoni di partita segnando un gol al Pordenone. Il buon Mattia ha trascorso l'ultimo anno e mezzo in un letto d'ospedale a curare prima la rottura del crociato e poi altri problemi fisici. La difesa giallorossa è stata capace di resuscitarlo. Ma non è riuscita a frenare neanche l'indemoniato Latte Lath, autore dell'assist sul secondo gol e di un palo. C'è poco da salvare nella linea difensiva giallorossa, da destra a sinistra. Elia, Barba, Pastina e Foulon. Pensata male, assortita peggio. Male anche il centrocampo. Se c'è un elemento che avrebbe assoluto bisogno di riposo in questo momento è Mattia Viviani. Il ragazzo dopo essere rientrato dall'intervento di ernia inguinale non è più uscito dal campo. Ed ora si trascina stancamente. Anche Acampora è stanco e quando ragiona poco si intestardisce nel voler portare troppo la palla. Petriccione non è andato malissimo, ma dopo averlo ignorato per mezzo campionato non si può pretendere che sia lui ora a risolvere tutti i problemi della strega. Strano che Calò sia passato da “pupillo” del tecnico a giocatore più ignorato.

L'ultimo “meno” è proprio dell'allenatore. Non convincono le scelte iniziali (soprattutto la rinuncia a Vogliacco, Farias e Calò), così come sembrano solo dei “pannicelli caldi” le sostituzioni della ripresa, quando fa la solita rivoluzione rinunciando contemporaneamente a Petriccione ed Acampora, immettendo Ionita, Farias e arretrando Tello sulla linea dei centrocampisti. E' aumentata la spinta, ma anche la confusione tattica. Alla fine ha spinto i suoi sotto la curva a chiedere scusa: bel gesto, ma non è l'impegno quello che manca. La squadra è alla deriva sul piano fisico e su quello tecnico-tattico. Per uscirne, diciamolo francamente, servirebbe un miracolo.