Ha cercato di sparigliare le carte dell'accusa. Nelle prossime ore sapremo se c'è riuscito. Ha risposto alle domande, fornendo la sua versione dei fatti. Respingendo ogni addebito. “Non c'entro nulla, sono caduto in una trappola e non capisco perchè”, ha sostenuto dinanzi al gip Flavio Cusani, che questa mattina l'ha interrogato nel carcere di contrada Capodimonte, Filippo Lubrano, 32 anni, di Sant'Agata dei Goti, arrestato dai carabinieri perchè ritenuto l'autore del gesto violento che ha avuto come conseguenza la morte di Francesco Ciervo, 69 anni, il parcheggiatore deceduto sabato a Caserta, due giorni dopo aver subito un'aggressione.
Un episodio al quale Lubrano, assistito dagli avvocati Ettore Marcarelli e Antonio Biscardi, si è detto completamente estraneo. Lo ha fatto ripercorrendo quella tragica sera di una settimana fa. Un maledetto giovedì. A Sant'Agata dei Goti era in corso la festa patronale, il 32enne ha ammesso di aver assistito, intorno alle 18.30, ad una discussione tra la vittima ed una delle persone, che ha descritto come visibilmente ubriaca, poi indicate come testimoni a suo carico. Lui – ha proseguito – aveva calmato gli animi, poi si era allontanato dalla piazza dell'ex campo sportivo. Un'area di sosta che non gli interessava, a differenza di quella di via Annunziata, dove un'ora più tardi era stato picchiato da un'altra persona.
Anche quest'ultima era stata ascoltata dai militari e, pur non formalizzando le dichiarazioni, aveva affermato di aver picchiato Lubrano, dopo aver saputo ciò che aveva combinato, per punizione. “Non è vero, lo ha fatto perchè sono teste contro di lui per un litigio avvenuto in piscina”, ha replicato l'indagato. Che ha dunque escluso, oltre alla sua responsabilità nella drammatica vicenda, di essere stato presente nel momento in cui – tra le 19.45 e le 19.50, secondo gli inquirenti - il povero Ciervo, colpito al volto, era caduto, battendo la testa. Una ricostruzione diametralmente opposta a quella tratteggiata nell'ordinanza di custodia cautelare adottata nei suoi confrronti. La parola passa ora al giudice, toccherà a lui decidere, anche sulla scorta delle indagini difensive che i legali produrranno, se sia o meno credibile.
Enzo Spiezia