Ciò che è successo in queste ore dimostra, ammesso che ce ne fosse bisogno, lo stato di coma nel quale è immerso, purtroppo, il sistema informativo italiano. Ricapitoliamo brevemente il 'casus belli', per chi ancora non ne fosse a conoscenza. Punto di partenza, la 'notizia' della morte di Mino Raiola, procuratore di molti calciatori famosi, notissimo ai pallonari e non solo.
E' bastato che qualcuno spingesse i tasti delle lettere del nome e del cognome di un personaggio più volte rimbalzato all'onore delle cronache, o ne declinasse le generalità in tv o alla radio, per scatenare il finimondo. Nel senso che è entrata in funzione la straordinaria macchina del copia e incolla, quel micidiale meccanismo che consente agli operatori del settore, in un battibaleno, di mostrare al mondo di non essere secondi a nessuno. Tranne che... alla fonte, più o meno citata. e alla verifica. Dunque, che la notizia sia vera o falsa, l'effetto cascata è assicurato.
Tutti espongono la stessa cosa, e chissenefrega se poco dopo sono costretti ad ingoiare la smentita. Perchè Mino Raiola, per quanto sia in condizioni gravissime, è ancora tra noi. Speriamo ci resti ancora molto a lungo, nel frattempo proviamo ad ironizzare sul post apparso sul suo profilo twitter, con il quale ha ricordato di essere stato dato per morto già in altre occasioni. Probabile che qualcuno l'abbia scritto per lui: la smentita per procura di una morte mai avvenuta. Poveri noi.