Prima la discussione, poi la sentenza del gup Maria Di Carlo. Appuntamento il 12 maggio con il rito abbreviato a carico di Ruggiero Barra, 29 anni, di Rodi Garganico, che a febbraio era finito ai domiciliari – l'ordinanza gli era stata notificata in carcere, dove era detenuto per un'altra vicenda- nell'indagine del sostituto procuratore Francesco Sansobrino e dei carabinieri della locale Compagnia sull'assalto al bancomat della filiale della Banca Popolare di Novara di San Bartolomeo in Galdo compiuto nelle prime ore del 18 maggio del 2019.
Il giovane pugliese, difeso dagli avvocati Luigi Sauro e Tullio Tartaglia, avrebbe, in concorso con altre persone non identificate, causato l'esplosione dello sportello automatico ricorrendo alla 'marmotta', un ordigno autoprodotto. Ingenti i danni, interni ed esterni, provocati dalla deflagrazione, che aveva frutto un bottino di oltre 65mila euro. Era stato seguito dalla fuga a bordo di una Alfa Romeo Giulietta, che successivamente era stata abbandonata lungo la statale Amborchia. L'auto era stata rubata lo stesso giorno a Troia, un centro in provincia di Foggia.
All'imputato è stato anche contestato, sempre in concorso, il porto di un ariete artigianale in ferro del peso di 40 chili, da adoperare nell'occasione. Immediato l'avvio delle indagini, supportate dall'analisi dei filmati delle telecamere e, soprattutto, dagli accertamenti del Ris di Roma sul alcune tracce di sangue che, rinvenute sul vetro blindato della porta d’ingresso dell’istituto di credito, erano risultate appartenere a Barra, il cui profilo genetico era già presente nella banca dati nazionale del Dna.
Da qui l'ordinanza di custodia cautelare nei suoi confronti e, ora, la scelta del rito abbreviato, che consente, in caso di condanna, la riduzione di un terzo della pena.