Acerra

«Da Acerra, idealmente, abbracceremo tutti gli altri luoghi che videro l’eroismo, la sofferenza e, troppo spesso, la morte di quanti si sacrificarono per consegnarci un Paese libero e democratico». Con queste parole, pronunciate al Quirinale lo scorso venerdì, in occasione dell’incontro con le associazioni partigiane, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha anticipato la sua visita di oggi ad Acerra per celebrare in Campania il 25 aprile. Una Festa della Liberazione dal nazifascismo, che sarà celebrata in un luogo simbolo della Resistenza: perché nel piccolo comune campano, tra il primo e il 3 ottobre del 1943, la ferocia dei nazisti causò 88 morti accertati e numerosi dispersi per un massacro messo in pratica dal reggimento “Hermann Göring”.

Un ricordo che oggi, 25 aprile, il capo dello Stato suggellerà con la sua presenza nel castello dei Conti, dopo aver reso omaggio al cippo commemorativo dell’eccidio su cui è scolpito il motto: «Monito agli oppressori, incitamento agli oppressi». Mattarella sarà accolto dal sindaco Raffaele Lettieri, dal sindaco metropolitano Gaetano Manfredi e dal presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, oltre che dal vice presidente della Camera, Andrea Mandelli.Il Capo dello Stato celebra la Festa della Liberazione in Campania nella cittadina dove i nazisti misero in atto un massacro della popolazione.

Il programma di oggi prevede che il Capo dello Stato sarà accolto in piazza Angelo Soriano per poi essere accompagnato al Castello dei Conti.  Mattarella ricorderà quella tragedia che, in questi giorni di guerra, riporta ai massacri del popolo ucraino. Nel 77esimo della Liberazione, il Presidente ha, infatti, voluto lanciare un forte richiamo agli italiani: «Nella ricorrenza della data che mise fine alle ostilità sul territorio italiano, viene un appello alla pace. Alla pace non ad arrendersi di fronte alla prepotenza. Fu un’esperienza terribile; che sembra dimenticata, in queste settimane, da chi manifesta disinteresse per le sorti e la libertà delle persone, accantonando valori comuni su cui si era faticosamente costruita, negli ultimi decenni, la convivenza pacifica tra i popoli».