Napoli

Napoli – Roma è la gara che decreta la fine dei sogni scudetto del Napoli: o almeno questo è il teorema su cui concorda il mainstream mediatico nazionale. Sbagliando.
Già perché a ben vedere e per chi ha seguito il campionato del Napoli con spirito lontano sia dal mainstream che dalle fanfare che pure si sprecano abitualmente a livello locale è chiaro che il Napoli non ha mai accarezzato il sogno scudetto.


DISASTRO MARADONA Non l'ha accarezzato perché non può vincere uno scudetto una squadra che ne perde tre di fila in casa, contro Atalanta, Spezia ed Empoli, e poi fa un solo punto in casa tra Milan, Fiorentina e Roma nel momento decisivo.
Il Napoli è sesto per punti fatti al Diego Maradona: un punto in più del Verona che però ha una partita in meno giocata al Bentegodi. Sono numeri eloquenti: i numeri sono molto, molto più importanti di tante parole che a Napoli pure si sprecano.


OCCASIONI DECISIVE TUTTE SPRECATE E non bastassero i dati ci sono gli atteggiamenti: c'è Cagliari – Napoli, decisiva, con i partenopei in campo tra musi lunghi e paure, imbambolati e salvati dal solito Osimhen. C'è Sassuolo – Napoli: in vantaggio di due a zero e rimontata in 10 minuti. C'è Napoli – Milan, giocata col solito freno a mano tirato, facce appese e atteggiamento da “speriamo che finisca presto”.
C'è Napoli – Fiorentina, c'è Napoli – Roma con un inspiegabile passaggio a tre, la cosa più deleteria che si è vista in stagione, e con un Zielinski al solito formato “passavo di qui” che se la fa fare sotto il naso.


NARRAZIONI TOSSICHE No: il Napoli non ha mai coltivato sogni scudetto... sono sogni alimentati dal livello infimo del campionato italiano, del ritmo delle avversarie e delle narrazioni deleterie che vengono fatte.
Le narrazioni, già, altro elemento che andrebbe analizzato per bene non solo per Napoli, ma in generale per un paese che fallisce per due volte l'accesso ai Mondiali.
Ancora oggi il principale quotidiano sportivo nazionale titola “Spalletti ha portato il Napoli oltre i suoi limiti”, stesso refrain sentito ininterrottamente a livello locale “Eh quest'anno il mister ha dato una mentalità vincente che lo scorso anno non c'era”.
Passi che a livello locale questo enunciato è stato detto di tutti, da Benitez a Gattuso, ma in generale basterebbe evidenziare che ad oggi il Napoli di Spalletti ha un punto in più rispetto al Napoli di Gattuso: non sta in un punto, francamente, l'andar oltre i propri limiti.

SPALLETTI Certo: l'obiettivo era la Champions e di fatto Spalletti l'ha centrato a differenza del suo predecessore, ma in un campionato in cui le prime hanno venti punti in meno rispetto a quello precedente, in cui è crollata l'Atalanta, in cui la Juve è andata peggio e in cui la Roma è diventata squadra molto tardi.
Ciò in un campionato in cui si sono palesati i soliti limiti: Zielinski irresistibile con le piccole, “passante di professione” per celebrare Maccio nelle gare che contano e nel finale di campionato, quando contava appunto, Insigne che ha iniziato a giocare a pallone quando l'addio è diventato certo, infortuni continui che attribuire tutti alla sfortuna pure pare da fessi (ieri Lobotka ha patito il terzo infortunio muscolare in stagione...e infortuni muscolari li hanno patiti Di Lorenzo, Petagna, Anguissa, Koulibaly, Politano, Fabian Ruiz, Zielinski, Malcuit...). 


CHIACCHIERE Il resto sono chiacchiere: tipo i patti scudetto tirati fuori periodicamente pure questi, deleteri a questo punto pure a livello scaramantico visto che da dieci anni per ogni titolo “patto scudetto” si sono persi tre punti nella gara successiva.
Sono chiacchiere tutte quelle arrivate da Spalletti sull'effetto “Maradona”, sul non dover “rompere i coglioni” accusando la squadra di non avere mentalità vincente e via così. Sono chiacchiere quelle che vogliono spostare il tiro sugli arbitri, per carità, spesso scarsissimi, ma di certo non si può parlare di disegni, o in ogni caso attribuire al lato arbitrale la non vittoria e i passi falsi arrivati. Sono chiacchiere quelle che dopo ogni filotto di vittorie hanno magnificato la qualunque.
Non ha fatto chiacchiere invece Adl: solitamente deleterio con le sue intemerate verbali, impeccabile in questo campionato quando si è limitato a qualche tweet di circostanza, gli va riconosciuto.
Occasione persa dunque? Sì se si considera che la vincente, chiunque sia delle due, ha avuto un cammino accidentato e certo non irresistibile. No considerata la tendenza della squadra a fallire ogni occasione decisiva, pure se di fronte ci fosse il circolo anziani.


RIPROVARCI Ci si può riprovare? Certo, con qualche addio eccellente del ciclo magnificamente perdente degli ultimi anni (oltre a Insigne, sicuramente Zielinski che si è capito non colmerà mai il gap tra gli straordinari mezzi tecnici e la scarsa personalità, probabilmente Fabian. Non Mertens per una questione ambientale), con l'innesto di calciatori già abituati a vincere (esattamente il profilo che Adl non vuole perché scarsamente utilizzabili a livello aziendale), con un allenatore o “fresco”, tipo Italiano, o già abituato a vincere (non Spalletti dunque). Ed educando l'ambiente, a partire dai media: quest'ultimo aspetto, però, assai più difficile che vedere un Benzema a Napoli, ahinoi.