Avellino

L'incontro svoltosi venerdì 8 aprile tra il Presidente Vittorio D’Alessio, i componenti del Consiglio d’Ambito Jessica Tomasetta, Francesco Masi e Luigi Cella, dell’ATO Rifiuti Avellino e una delegazione del Coordinamento "Nessuno tocchi l’Irpinia" , composta dal Rappresentante Ranieri Popoli, il Consigliere delegato di Altavilla Irpina Carmine Camerlengo e i Sindaci di Montefusco Gaetano Zaccaria e di Petruro Irpino Giuseppe Lombardi, è stato improntato al reciproco ascolto in un clima di confronto costruttivo e argomentato.

E di questo diamo merito al nuovo corso della dirigenza ATO.
Gli esponenti del Coordinamento hanno potuto esporre le ragioni che inducono a ritenere, con prove documentate, la scelta di Chianche non corrispondente, nel merito e nel metodo perseguito, a una correttezza e a una compatibilità logistica , urbanistica e amministrativa, nella realizzazione del necessario secondo biodigestore in Irpinia.

Motivazioni, è stato ribadito dagli esponenti del Coordinamento durante la discussione, che hanno trovato pieno riscontro nella sentenza del TAR Campania del Febbraio 2021 che ha accolto un ricorso di merito promosso dai comuni dell’areale Docg del "Greco di Tufo".

Inoltre, sempre dagli esponenti del Comitato, è stato rappresentato che le soluzioni alternative idonee, cioè corrispondenti a quanto previsto dalla normativa nazionale e regionale in materia, sono state segnalate da tempo e in più di un’occasione e si presentano in modo del tutto naturale nel diffuso panorama di aree industriali inutilizzate o dismesse di questa provincia.

Gli esponenti del Coordinamento hanno sottolineato come insistere su Chianche vuol dire un’area industriale inesistente e fuori norma urbanistica, enormi costi per realizzare le infrastrutture di servizio, una rete viaria oggettivamente inidonea ed esposta, collocazione nel cuore di un areale di pregio vitivinicolo circoscritto e fortemente condizionato dalle attività di quel processo produttivo, rischio per gli esiti dei numerosi ricorsi legali intentati da Comuni, Enti e Associazioni, l’impossibilità scientifica di una ricaduta di utilizzo di un compost idoneo per l’agricoltura del posto e tecnica in previsione di un eventuale raccordo energetico funzionale in loco.

La delegazione del Coordinamento ha concluso l’incontro ribadendo che alla luce di tali considerazioni si ha ragione di ritenere che perseverare su quella localizzazione significhi non realizzare il secondo impianto di compostaggio dei rifiuti solidi urbani nella nostra provincia, continuare a concorrere a pagare le multe europee e soprattutto ad avere tariffe alte e inique a carico dei cittadini come la vicenda del vicino biodigestore di Salerno ha plasticamente dimostrato.

Il Presidente e i rappresentanti dell’Ente d’Ambito si sono riservati, in tempi utili e ragionevoli, di approfondire in modo oggettivo la vicenda anche alla luce di quanto emerso dall’incontro e di quanto emergerà nel confronto con altri soggetti interessati del territorio.