Gerardo Marucci, responsabile della Soprintendenza ai Beni Architettonici di Benevento, è uomo dabbene. Il 5 aprile scorso, per la presentazione del suo libro, “Misteriosi graffiti sull’Arco di Traiano”, edito da Realtà Sannita, è parso quasi scusarsi, al cospetto del foltissimo pubblico accorso, col sorriso che si faceva via via più timido.
C’era tanto da spiegare per far comprendere i risultati di quello spirito di osservazione, coniugato al sapere e al sapere ricercare, che hanno fatto fare al Marucci delle scoperte importanti e, al parere di chi vi scrive, anche troppo sottaciute.
Accompagnato dalla presenza di Mario Pedicini, giornalista e già Provveditore agli Studi, della editrice Maria Gabriella Fuccio e dallo storico dell’arte Francesco Morante, Marucci ha raccontato l’occasione in cui per la prima volta ha notato delle strane incisioni sull’arco e come sia riuscito poi a collocarle in un determinato periodo storico: il Medioevo.
“L’Arco di Traiano è stato sì la porta della città ma io vi invito a vederlo oggi come contenitore privilegiato di nuove informazioni – ha esordito Marucci –.” Un libro difficile lo ha definito Mario Pedicini, con fare sornione, per poi subito aggiungere “Non per come sia scritto. E’ scritto bene, in maniera divulgativa. Non ci sono digressioni inutili. Ma è denso di significati. E, soprattutto, ciò che più conta non è tanto la ricerca delle fonti quanto la paternità dei fatti riportati. Gerardo ha scoperto cose importantissime”.
Ma come? Ed è stato Marucci a ricordare che, durante i restauri dell’Arco a cura della Soprintendenza, a causa di infiltrazioni nella copertura dello stesso, si accorse, nei numerosi sopralluoghi giornalieri, di un graffito il cui simbolo era simile a quello dello stemma di un Comune della Valfortore. Un acronimo, una F intersecata da una M, proprio di un ordine monastico fondato da Giovanni da Tufara, nel 1156, quello di Santa Maria in Gualdo a Mazzocca. Nel 1170 ne divenne il primo priore. Il monastero conobbe una crescita fulminea, grazie a donazioni di feudi provenienti dalla Puglia ma pure dal Molise e dalla Campania. Un secolo e mezzo dopo fu elevato al rango di Abbazia. Oggi, a San Bartolomeo in Galdo, la chiesa madre sorge dove pare fossero stati ritrovati i resti dello stesso.
Marucci si è poi soffermato su un altro graffito rinvenuto, uno stemma araldico della antica famiglia Capece, di un altro angioino, ancora di un cervo rampante, di una croce templare, di un cavallo bardato. Gli stessi graffiti sono stati riprodotti in bellissimi acquerelli, nel testo, a opera di Alessandro Rillo.
Abbiamo seguito con attenzione quello che il responsabile ci andava mostrando, totalmente sconosciuto ai più. Tuttavia, più di ogni cosa ci ha colpito l’umiltà di Marucci, propria di ogni persona intelligente. Più e più volte ha lanciato un appello, a studiare, a cooperare per far sì che nuove informazioni venissero catalogate e comprese. Che si trattasse di scrittura medievale o di simboli oscuri ci pare che il desiderio di Marucci sia uno e uno solo: che la ricerca non si interrompa, che le sue scoperte prive di qualsiasi volontà di ascrizione personale siano portate avanti, di più e dai più.
Commovente, in sala, l’applauso prolungato fatto a Maria Gabriella Fuccio, editore di realtà sannita, non appena ha nominato il padre: Giovanni Fuccio, scomparso da poco, decano dei giornalisti sanniti.
Chi vi scrive era alle prime armi del suo praticantato quando, una volta a settimana, era solita incontrare il professore Fuccio in tipografia, ognuno a correggere le bozze del proprio giornale. Parlavamo, allora. Dei fatti intercorsi anche se poi le domande si spostavano sempre sul funzionamento dell’online, di cui allora fummo pionieri. Sempre con garbo ed eleganza, come i protagonisti di questa serata.
La rassegna “Ci vediamo al san felice” sta per volgere al termine. Mancano gli ultimi due appuntamenti. Non è presto allora per tracciare un primo bilancio. Quando Giulio De Cunto, presidente CNA Pensionati Benevento, già direttore didattico, espose programma e obiettivi non saremmo stati sicuri di risultati così rosei. Eventi che non solo hanno raggiunto quanto s’era prefissato l’infaticabile De Cunto, soprattutto pomeriggi in cui si è respirato approfondimento, cooperazione, studio. Apporto e collaborazione inscindibili che hanno affollato i luoghi di Ciro, proprio come si erano prefissi De Cunto CNA Pensionati Benevento e Annarita De Blasio direttore territoriale CNA Campania Nord”, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Caserta e Benevento e l’Arte/Studio Gallery di Benevento, col patrocinio dell’assessorato alla Cultura del Comune di Benevento. Hanno macinato, insieme, pomeriggi e presenze. Da qui il nostro ripetuto e non più incredulo ringraziamento.