Nuova udienza del processo a carico di 27 imputati sulla nebbiosa gestione e la presunta illegittima assegnazione degli alloggi popolari di Avellino.
Ascoltato questa mattina in aula l’ufficiale di polizia giudiziaria che si occupò di acquisire le intercettazioni telefoniche e ambientali, l’ispettore Belfiore. Il teste, dopo aver ricostruito l’intera vicenda, ha affermato che tutte le conversazioni rilevate non fanno riferimento al fatto corruttivo su cui l’intero processo si sta concentrando maggiormente.
La prossima udienza, prevista il 30 giugno, vedrà l’escussione di altri cinque testi del pm che potranno riferire sull’episodio corruttivo contestato. Inoltre, ci si aspetta uno stralcio di molte delle posizioni prossime a prescrizione.
L’indagine prese il via dalla dichiarazione a mezzo stampa di Francesco Vivolo, anch’egli inquilino abusivo di una casa popolare e imputato per questo processo, che denunciò pubblicamente di aver pagato 2.700 euro per evitare lo sfratto.
L’indagine, coordinata dal procuratore capo presso il Tribunale di Avellino Rosario Cantelmo, con i sostituti Cecilia De Angelis e Antonella Salvatore, ebbe inizio nel 2015 e portò a galla quella che la Procura contesta come irregolare gestione dell’assegnazione degli alloggi popolari. Iscritte nel registro degli indagati ben 27 persone, accusate a vario titolo di corruzione, falso in atto pubblico e abuso d’ufficio, tra cui una vasta platea di asseriti illeciti beneficiari: Ileana Addivinola, Gerardo Barbarisi, Antonio Berrettino, Ciro Capobianco, Alfonso Cinque, Teresa De Santis, Antonio De Matteis, Nicola Dentice, Carmine Farina, Nadia Festa, Angela Flammia, Giuseppe Gaeta, Veronica Gargiulo, Gino Iannaccone, Gianmichele Lapolla, Antonietta Napoletano, Carmine Picariello, Monica Ramondino, Francesca Rossetti, Anna Maria Saccardo, Nadia Sanseverino, Maria Simonetti, Raysa Tretynko e Silvestro Zaccaria.
Nel 2019, a seguito di udienza preliminare, gli imputati sono stati tutti rinviati a giudizio. Tra questi anche Domenico Piano e Paolo Pedicini, i due dipendenti comunali, in servizio presso l’Ufficio Assegnazione Alloggi di Piazza del Popolo, che, secondo quanto sostiene l'accusa, si presume abbiano chiesto e ottenuto somme di denaro per il «compimento di atti illeciti ai loro doveri d’ufficio», in poche parole, avrebbero consentito – stando alla Procura dietro compenso – di ottenere l’assegnazione dell’abitazione anche a chi non fosse in possesso dei requisiti per beneficiarne.