Pagani

Bullismo, Gambino presenta una proposta di legge alla giunta regionale.

"Il bullismo - spiega il consigliere nella sua missiva diretta alla giunta De Luca - è un fenomeno estremamente complesso e articolato e viene definito come una forma di oppressione fisica o psicologica messa in atto da una o più persone (bulli) nei confronti di un altro individuo percepito come più debole (vittima); è caratterizzato da intenzionalità, sistematicità e asimmetria tra gli individui coinvolti, e trova la sua principale collocazione all’interno del contesto scolastico, diffondendosi come fenomeno relazionale che coinvolge e si sviluppa all’interno di un gruppo sociale, come ad esempio il gruppo classe, composto da bulli, vittime e spettatori. Può essere collegato con un insieme di fattori personali, familiari, scolastici e sociali ed è sempre più facilmente amplificato dalle complesse dinamiche collegate ai social network e alla comunicazione digitale in rete".

"Servono approcci diversificati al problema, ma la prevenzione gioca un ruolo fondamentale - prosegue Gambino - L’attenzione al bullismo nelle sue varie manifestazioni non può essere occasionale, né può essere condizionata dall'emergenza dei singoli episodi, né tantomeno può essere influenzata dai mass media che tendono ad enfatizzare in modo eccessivo le notizie rilevando gli aspetti più emozionali, tanto da condizionare l'opinione pubblica, creando allarmismi, generalizzazioni e confusione tra ciò che è bullismo, devianza, violenza e, soprattutto, reato. Decisivo appare il ruolo della famiglia, che spesso viene a conoscenza degli episodi di bullismo, subiti o agiti, da altri soggetti e in una fase in cui non si può ormai più parlare di prevenzione. Attore fondamentale è la scuola, luogo principe delle relazioni e delle dinamiche educative per preadolescenti ed adolescenti. Fondamentali sono anche gli altri contesti in cui i ragazzi si trovano a vivere le proprie relazioni e il tempo libero".

"Gli interventi di prevenzione, siano essi a livello di prevenzione primaria, secondaria o terziaria, debbono essere mirati a tutti i livelli dell'esperienza dei minori per poter così rispondere alle diverse esigenze che la complessità del fenomeno richiede - precisa il consigliere - Inoltre, il fenomeno andrebbe affrontato in un'ottica sistemica a livello cognitivo, emotivo, affettivo, socio-relazionale. Si deve intervenire attraverso una programmazione complessa e strutturata a lungo termine, che preveda necessariamente la partecipazione attiva della famiglia, della comunità scolastica e delle istituzioni del territorio, in una prospettiva di corresponsabilità, coprogettazione, condivisione dello sfondo valoriale al quale riferirsi per la realizzazione delle iniziative e nella conoscenza/rispetto delle caratteristiche socio -culturali di ciascun ambito territoriale nel quale si interviene".

"Il fenomeno del  bullismo - continua - va anzitutto riconosciuto nei segnali e nei comportamenti, senza giungere a stigmatizzare o enfatizzare atteggiamenti e situazioni che, spesso, sono l'espressione di un disagio esistenziale, di una fragilità relazionale, di un cattivo clima familiare, se non di un ambiente di vita non esemplare o poco accogliente. La Direttiva Ministeriale n.16 del 5 febbraio 2007 "Linee d'indirizzo generali ed azioni a livello nazionale per la prevenzione e la lotta al bullismo", e i I DPR 249/98 e DPR 235/2007, "Statuto delle studentesse e degli studenti" e relative modifiche sono documenti che sottolineano come sia necessario rivalutare l'esperienza scolastica come opportunità dove si sperimenta se stessi nell'incontro con l'altro, con la scoperta e la decodifica di nuove conoscenze, imparando a conoscere i propri limiti e quello sfondo di valori che sono alla base della nostra democrazia, del nostro essere cittadini ma, soprattutto, la scuola intesa come un ambiente dove si assicura lo sviluppo di personalità uniche e irripetibili che vivono in un tempo e uno spazio condivisi, dove il rispetto delle regole e dell'altro debbono essere fondamentali".

"L'istituzione scolastica e la famiglia costituiscono l'asse lungo il quale si poggia l'esperienza e la formazione dei ragazzi e delle ragazze, sino a fare di loro degli adulti - prosegue ancora il consigliere - La scuola ha quasi una funzione di calamita, attraendo a sé tutte le tensioni e le dinamiche che sono presenti nel nostro sistema sociale. Ed è qui che si deve intervenire per far si che la sua missione principale, ossia quella di garantire il percorso formativo dei giovani attraverso la loro valorizzazione personale e la maturazione del senso critico e senso civico, trovi la sua massima espressione. D'altro canto, la famiglia deve essere aiutata a prendere più' consapevolezza del fenomeno del bullismo, in particolare sul tema della prevenzione e sull'aspetto del dialogo con i propri figli. Le vittime dei soprusi, infatti, da quello che emerge dalle inchieste sul fenomeno, parlano raramente con gli adulti delle violenze subite. Si chiudono in loro stessi, esitano a raccontare le loro giornate, sorvolano su quei fatti che per loro rappresentano una perenne condizione di sofferenza. Inoltre, i bambini vittime di bullismo si vergognano della propria debolezza, di non saper reagire, di essere il bersaglio preferito di quei ragazzi che tutti considerano dei leader".

"Ciò che invece va insegnato ai ragazzi - sottolinea - è che non c'è nulla che non va in loro: il bullismo è un comportamento sbagliato "a prescindere". Occorre pertanto aumentare la loro autostima, incoraggiarli a sviluppare le loro caratteristiche positive e le loro abilità, stimolarli a stabilire relazioni con i coetanei e a non vivere nell'isolamento. Una considerazione a parte merita il fenomeno del cosiddetto cyber bullismo. I giovani campani che dichiarano di aver subito esperienze di cyber bullismo sono moltissimi: 101mila ragazzi tra i 15 e i 24 anni ne hanno avuto esperienza diretta, mentre oltre 320mila conoscono amici che hanno avuto questi problemi. L’esposizione, volontaria o involontaria, della propria persona e della propria personalità (nome, immagine, opinioni, etc.) in rete e le notizie che ad esse vengono associate è diventata questione cruciale".

"I singoli - conclude Gambino -, in modo particolare gli adolescenti, si trovano a dover curare la propria immagine sociale non solo nel mondo reale, ma anche in quello virtuale che ne è divenuto estensione: l’esposizione imprudente dei propri dati genera anche meccanismi di relazione che sempre più spesso sconfinano in atti di prevaricazione e violenza che diventano cyberbullismo.

 

 

Redazione Sa