E' stata celebrata, ieri, la giornata della legalità a Castellabate in occasione del trentennale dell’eccidio di Capaci, che ricorrerà a maggio. In mattinata presso la Casa Comunale si è svolto un dibattito incontro con le scuole a cui ha partecipato il sindaco Marco Rizzo, la dirigente scolastica Gina Amoriello e il generale Angiolo Pellegrini, pool antimafia di Falcone, nonché autore del libro “Noi gli Uomini di Falcone” ed Enrico Nicoletta, responsabile Promozione Turistica come moderatore.
Tema principale è stata la legalità e la sua importanza soprattutto per i giovani affinchè non dimentichino mai avvenimenti così importanti e drammatici. Testimonianze autentiche quelle di Pellegrini, che ha fatto della lotta all’ illegalità la sua vita e che ha vissuto e combattuto la mafia proprio a fianco di Falcone e Borsellino nella Sicilia degli anni Ottanta.
Nel pomeriggio invece presso il Castello dell’Abate è stato presentato il libro “Noi gli Uomini di Falcone”. Hanno partecipato il sindaco Rizzo, il comandante provinciale dei carabinieri Gianluca Trombetti, il già procuratore della Repubblica-Tribunale di Nola Adolfo Izzo, il generale Pellegrini ed Enrico Nicoletta come moderatore. Anche in questa occasione è stata da tutti sottolineata l’importanza del ricordo di questa dura lotta alla Mafia, nonché le sue vittime, per conoscere e poter così formare una coscienza civile.
“È stato un onore avere qui con noi il Generale Pellegrini con la sua storia, anzi la sua vita, dedicata alla lotta alla Mafia in questa giornata dedicata alla legalità. La sua testimonianza rende vivi ricordi di una lotta da noi vissuta solo indirettamente attraverso i media di quegli anni. Pellegrini insieme alla sua banda, Falcone, Dalla Chiesa, Chinnici, Cassarà, Borsellino, D’Aleo, Montana e tutti gli altri uomini che hanno combattuto contro la Mafia, anche silenziosamente, sono e resteranno un esempio di vita, di integrità morale, di coraggio, determinazione, forza nella lotta alla criminalità e all’illegalità” ha detto il sindaco Rizzo.
“Ho scritto questo libro perché tutti sapessero e non dimenticassero come realmente sono avvenuti i fatti in quegli anni in Sicilia. Vorrei che il ricordo fosse sempre vivo su questi grandi uomini, perché il modo migliore per educare è l’esempio. Pertanto, vorrei davvero che questo libro venisse letto nelle scuole: i ragazzi, che non hanno vissuto la lotta di quegli anni nemmeno indirettamente se non dopo tanti anni, devono sapere cosa è la Mafia e tutto ciò che è stato fatto per poterla combattere” ha concluso il generale Pellegrini.