È appena arrivata la condanna a 14 anni di reclusione per Danilo Volzone, 34 anni, esecutore materiale del ferimento a colpi di pistola di Francesco Liotti.
Non ha convinto i giudici probabilmente la perizia di difesa, ad opera dell'ingegnere Alessandro Lima, dalla quale emerse che lunghezza e larghezza dell'arto non coincidono con quello di Volzone e, quindi, non sarebbe stato lui a sparare.
Il Tribunale di Avellino ha quasi totalmente accolto la richiesta di condanna del pm della Dda Anna Frasca, la quale aveva chiesto, a seguito di una lunga e articolata requisitoria, per l'imputato 15 anni di reclusione, per tentato omicidio senza esclusione di aggravanti, nemmeno quella del metodo mafioso.
Gli avvocati di difesa di Danilo Volzone - Gaetano Aufiero e Claudio Mauriello - hanno già annunciato che continueranno a sostenere l'innocenza dell'uomo, impugnando la sentenza in appello.
L'agguato a Liotti, ricordiamo, avvenne durante una giornata d'estate 2020, in via Visconti ad Avellino. Contro la vittima venne scaricato un intero caricatore di pistola. Solo un colpo, però, lo attinse alla mascella. Si salvò per miracolo.
Secondo la ricostruzione dell'antimafia l'agguato a Francesco Liotti sarebbe solo uno dei tanti tasselli che messi insieme ricostruirebbero uno scenario ben più inquietante. Auto incendiate, atti intimidatori, fino alla stesa davanti al circoletto dei Volzone. Sono tanti gli episodi che farebbero pensare a una faida criminale per ottenere il controllo delle piazze di spaccio del territorio, iniziata subito dopo l'arresto dei fratelli Galdieri e la caduta egemonica del Nuovo Clan Partenio.
L'aggravante del metodo mafioso, che la procuratrice della Dda ha inserito nel castello accusatorio di Volzone testimonierebbe proprio la corrispondenza del legame della vicenda con gli affari del clan. Danilo Volzone, infatti, è il cognato di Damiano Genovese, come Liotti lo è di Antonio Taccone.