Avellino

“Lavoravo e non avevo tempo per frequentare una scuola pubblica. L’unico modo per ottenere il diploma era una scuola privata”.

Sono queste le parole di uno dei tanti ragazzi finiti al centro di un’inchiesta nata da un’indagine del 2014 della Guardia di Finanza di Sant’Angelo dei Lombardi che ha portato a galla il grosso giro d’affari illeciti che ruotava intorno all’istituto paritario “Italo Calvino” di Conza della Campania, in provincia di Avellino.

Provenivano da diverse aree del Paese gli “studenti” iscritti in questo istituto. Ad annullare le distanze geografiche era la facilità con cui si poteva “conseguire” il diploma di scuola secondaria di primo grado. Nessun obbligo di frequenza delle lezioni, compiti in classe e interrogazioni falsificate, persino gli scrutini erano concordati. Bastava semplicemente sborsare dai 3.500 ai 5 mila euro.

In aula questa mattina dinanzi al collegio presieduto dal giudice Lucio Galeota, sono stati ascoltati alcuni della lunga lista di testimoni depositata dal pm: tra questi una dipendente addetta alla segreteria, la quale afferma che anche dei cosiddetti professori nella scuola durante l’orario previsto per le lezioni nemmeno l’ombra e il di Conza della Campania dell’epoca, Raffaele Vito Farese - che, quando gli venne sottoposta l’intenzione di aprire una scuola nel paese, accolse l’idea concedendo addirittura alcuni locali di proprietà comunale da utilizzare come sede dell’istituto: “Per me era una buona idea che poteva essere funzionale al contrasto allo spopolamento del paese. Ogni nuova proposta che andasse in questo senso la accoglievo con entusiasmo. Di certo non mi sarei mai immaginato un risvolto così tragico”.

Per ultimo uno studente del “Calvino” che alla domanda di uno dei tanti avvocati presenti in aula in merito alla validità del suo diploma – posto sotto sequestro insieme a tutti gli altri rilasciati – afferma: “Adesso mi rendo conto che il diploma era falso. Immaginavo che non fosse normale la situazione, ma non pensavo che ci fosse qualcosa di irregolare. In quel momento non ci ho pensato, ho pagato 3.500 euro e non mi sono fatto domande”.

Allo stato attuale la procura di Avellino non ha aperto nessun procedimento nei confronti degli alunni della scuola, molti dei quali già maggiorenni e in un certo senso consapevoli dell’illiceità della vicenda.

Per il momento si dovrà attendere la prossima udienza, prevista per il 14 luglio, nel corso della quale saranno ascoltati altri quattro alunni.