Benevento

Non ha negato i comportamenti che gli sono stati contestati, ma ha attribuito agli stessi un tenore diverso da quello ricostruito nell'ordinanza, qualificandoli come la conseguenza di un rapporto litigioso. Lo ha fatto rispondendo alle domande del gip Maria Di Carlo, che lo ha spedito in carcere, il 30enne di Pontelandolfo arrestato ieri dai carabinieri per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali alla convivente.

Collegato a distanza dalla casa circondariale di contrada Capodimonte, il giovane, difeso dall'avvocato Claudio Fusco, ha precisato di lavorare come operaio in una ditta di Ponte Valentino – il suo legale ha esibito il contratto e la busta paga -, fornendo la sua interpretazione dei fatti accaduti nell'ultimo giorno del 2021.

Ha sostenuto che quella sera era rientrato molto nervoso perchè, per un guasto dell'auto, aveva dovuto percorrere una decina di chilometri a piedi. Una volta arrivato, aveva avuto un diverbio con la donna che gli aveva chiesto il motivo del ritardo. Ha poi aggiunto che, mentre si trovava vicino alla cucina, aveva lasciato il coltello che stava usando per tagliare la carne, essendosi accorto che lei, che nel frattempo si era avvicinata, era impaurita.

E ancora: secondo la sua versione, i due si sarebbero spintonati - erano soli tra le mura domestiche, la loro bimba era dai nonni -, poi l'indagato l'avrebbe morsa ad una braccio perchè non voleva che gli strappasse dalle mani una carta di credito. Una ricostruzione alla quale ha offerto anche un altro tassello: il ritorno a casa della ragazza e della piccola - sono rappresentate dall'avvocato Carmen Gerarda Vetrone- dopo aver lasciato la struttura nella quale erano state trasferite dopo la denuncia.