Una forte passione per lo sport e l’aver frequentato per anni palestre e sale attrezzi sono un ottimo punto di partenza ma di certo non bastano per diventare personal trainer. Quello che in palestra, nelle associazioni sportive, nei centri benessere un personal trainer fa è infatti seguire personalmente i clienti nel loro percorso sportivo, preparare schede ed esercizi personalizzati che li aiutino più facilmente e più velocemente a ottenere i risultati desiderati e – perché no – condividere con loro consigli e buone partiche che riguardano più in generale il benessere e la forma fisica. Quanto detto fin qua basta a capire perché l’iter come diventare personal trainer, in Italia in realtà non abbastanza chiaramente codificato da norme ad hoc, debba necessariamente comprendere diversi step.
Personal trainer: come e da dove iniziare la carriera
Il primo è inevitabilmente studiare e approfondire teoricamente una serie di argomenti come l’anatomia umana, le discipline motorie e via di questo passo. Due sono in questo senso le principali alternative che ha a disposizione chi vuole diventare personal trainer. La prima è iscriversi, dopo il diploma, a un corso universitario di Scienze Motorie come quelli che ormai offrono la maggior parte degli atenei italiani: sono corsi triennali in cui si approfondiscono da un punto di vista “olistico” una serie di temi legati al benessere, alla forma fisica e alle discipline sportive e dopo i quali ci si può eventualmente specializzare grazie a corsi di laurea magistrale ad hoc. La seconda via è seguire un corso personal trainer erogato da enti riconosciuti dal CONI, come è per esempio l’Accademia Nazionale Personal Trainer: sono corsi professionalizzati, spesso dall’approccio meno teorico rispetto a quello dei percorsi di laurea appena menzionati e pensati appositamente, cioè, per chi vuole cominciare a lavorare come personal trainer e farlo in tempi brevi; uguale rimane, però, il focus su temi che hanno a che vedere con la conformazione del corpo umano, l’importanza del movimento, le tecniche di allenamento più indicate a seconda dei diversi obiettivi che si vogliono ottenere, eccetera.
Sia la laurea in scienze motorie e sia un diploma da personal trainer valgono comunque più come titoli riconosciuti e sulla base dei quali i datori di lavoro scelgono tra un professionista e l’altro che come vero e proprio sbarramento per l’accesso alla professione: come in parte già si accennava all’inizio, infatti, non ci sono in Italia precisi requisiti per diventare personal trainer. Un diploma riconosciuto a livello europeo come quello dell’AIPT è utile, però, nel caso in cui si voglia cercare lavoro anche all’estero, oltre che essere una carta da giocare in più da sfruttare sul mercato del lavoro.
Chi gestisce una palestra, un centro sportivo o un centro benessere è sempre alla ricerca, infatti, di personal trainer ben qualificati perché ne va della soddisfazione stessa dei propri clienti. Un buon personal trainer professionisti segue gli ultimi fin dall’inizio del loro percorso sportivo aiutandoli a stabilire obiettivi realistici e realisticamente raggiungibili, suggerendo che approccio allo sport è più indicato per le loro esigenze, compilando una scheda di allenamento e poi seguendoli passo passo durante le sessioni d’allenamento tanto per spiegare loro come si svolgono gli esercizi, quando per controllare che li facciano correttamente. Un’adeguata preparazione è, insomma, indispensabile.