Tre condanne e quattro assoluzioni sono state decise dal giudice Daniela Fallarino nel processo a carico delle sette persone chiamate in causa a vario titolo dall'indagine dei carabinieri sulla morte Pietro Presti, 50 anni, l'operaio di Apollosa che il 31 agosto del 2015, ad Arpaia, aveva perso la vita dopo essere stato travolto da una frana che lo aveva intrappolato fino all'altezza della testa. Un tragico incidente sul lavoro, nel cantiere aperto in via Carducci per l'ampliamento della rete fognaria del centro caudino.
La condanna a 3 anni, ed al risarcimento dei danni, da liquidarsi in separata sede, in favore delle parti civili, è stata stabilita per Annibale e Michelangelo Pancione, 47 e 55 anni, di San Martino Valle Caudina, soci della 'Appalti generali srl', che stava eseguendo l'intervento, ed Eugenio Pirozzi, 56 anni, di Montesarchio, preposto della 'Appalti generali.
Sono invece stati assolti, per non aver commesso il fatto, Giuseppina La Selva, 78 anni, di San Martino Valle Caudina, amministratore unico della 'Appalti generali srl', Gianluca Esposito, 51 anni, di Taranto, coordinatore della sicurezza, ed Enrico Pallotta, 58 anni, di San Martino Valle Caudina, dipendente del Comune di Arpaia e responsabile del procedimento per l'appalto. Assolto, infine, anche Mikola Chikalyuk, 60 anni, di San Martino, operaio, che rispondeva di false informazioni al Pm.
Il pm Flavia Felaco aveva chiesto 1 anno e 4 mesi per La Selva, 4 anni e 2 mesi per Annibale e Michelangelo Pancione, 2 anni per Esposito, 4 anni per Pirozzi, 2 anni e 2 mesi per Pallotta, e l'assoluzione di Chikalyuk.
Oggi pomeriggio, dopo la conclusione delle arringhe, la sentenza. Sono stati impegnati nella difesa gli avvocati Nino Lombardi (per i due Pancione e Pallotta), Massimiliano Cornacchione (per La Selva), Fabio D'Alessio (per Pirozzi), Francesco Pagnozzi (per Chikalyuk) e Francesco Garzone (per Esposito).
Per le parti civili, alle quali è stata riconosciuta una provvisionale di 10mila euro, gli avvocati Claudio Barbato e Giampiero Clementino.
Pietro, padre di due figli di 20 e 12 anni, era in uno scavo profondo un paio di metri, una massa di terreno si era staccata all'improvviso e lo aveva investito, schiacciandolo. Avevano provato a liberarlo, c'erano riusciti, ma a quel punto non c'era già più alcunchè da fare per lui. Inutile, purtroppo, ogni soccorso.