E' una storia drammatica di cui ci siamo occupati più volte, che ora fa registrare una novità. L'ha firmata la Procura di Nocera Inferiore con la citazione diretta a giudizio di due medici del Fatebenefratelli chiamati in causa, per presunte imperizia, imprudenza e negligenza, per la morte di Silvana, 52 anni, di Sant'Agata dei Goti, avvenuta l'8 febbraio del 2021 nell'ospedale Fucito, a Mercato San Severino, al quale aveva fatto ricorso per i problemi sorti dopo un intervento di bypass gastrico al quale si era sottoposta nella struttura al viale Principe di Napoli.
Si tratta dei dottori Francesco Giuseppe Biondo (avvocato Adele Granata), responsabile del reparto, e Michele Schettino (avvocato Claudio Barbato), per i quali l'inizio del processo dinanzi al Tribunale salernitano è stato fissato per il prossimo 29 novembre.
Madre di tre figli e già nonna, Silvana era costretta a fare i conti da sempre con il problema dell'obesità: secondo una prima ricostruzione, si era ricoverata nel settembre del 2020 al Fatebenefratelli per un bypass gastrico, al quale, il mese successivo, ne erano seguiti altri due, sempre compiuti nello stesso nosocomio.
Una volta tornata a casa, le sue condizioni non erano migliorate, al punto da costringerla anche a rivolgersi al presidio di Sant'Agata dei Goti e, infine, all'ospedale di Mercato San Severino, che le era stato consigliato come centro specializzato nel trattamento dell'obesità. A distanza di una dozzina di giorni dal momento in cui vi era entrata, le era stata praticata un'ulteriore operazione, evidentemente ritenuta indispensabile dopo quelle che aveva già subito a Benevento.
La situazione era poi precipitata, fino al momento in cui la sua esistenza era terminata. Rappresentati dagli avvocati Gaetano Piccoli e Pietro Farina, i familiari avevano presentato una denuncia ai carabinieri, innescando una indagine che aveva inizialmente coinvolto, come atto dovuto, venti medici. L'autopsia era stata affidata dal sostituto procuratore di Nocera Inferiore, Anna Chiara Fasano, ad un collegio composto dai dottori Giuseppe Consalvo, Guido Sciaudone, Antonio Perna e Francesca Consalvo, secondo i quali la morte era stata causata da una “disfunzione multiorgano sostenuta da un quadro di sepsi da peritonite in paziente con occlusione intestinale alta già sottoposta ad intervento di mini gastric by pass per obesità patologica grave ed a successivi multipli interventi chirurgici per leak anastomotico”.
In vista dell'esame, le parti offese avevano nominato come loro consulenti i dottori Noemi Razzano e Luigi De Cristofano, mentre era caduta sui dottori Giuseppe Raimo, Ludovico Docimo, Vincenzo Migliorelli e Fernando Chiumienti la scelta di alcuni dei dottori tirati in ballo.