Avellino

Il covid uccide ancora in Irpinia, dove si contano decine di vittime dall’inizio dell’anno, e il virus corre tra le corsie dell’ospedale Moscati. Altri casi di contagio tra personale medico, infermieristico si contano tra i reparti. Nel pomeriggio di ieri è morto Carmine Di Giorgio, 82enne ex fascia tricolore di Carife, già consigliere comunale e padre dell’attuale vice sindaco Margherita. Di Giorgio si era ricoverato in Ematologia. Negativo al coronavirus al momento dell’ingresso in ospedale, risultato positivo durante i controlli in reparto, il già sindaco è morto ieri. Nelle ultime ore il peggioramento e il decesso. Ieri è morta anche una donna, sempre al Moscati, dove era entrata, il mese scorso per curare altre patologie. La paziente, 77 anni di Monteforte Irpino, era risultata positiva al Covid durante la degenza. L’ospedale resta blindato fino al prossimo 28 febbraio al Moscati, con lo stop alle visite dei familiari ai malati, mentre proseguono gli accessi solo per le visite specialistiche. Ma il covid continua a correre tra le corsie e i reparti. Oltre venti i casi positivi tra i pazienti accertati, nelle scorse settimane, nei reparti di Medicina Interna, Ortopedia, Ematologia, Urologia, Medicina Interna, Oncologia. “Purtroppo in ospedale si continuano a registrare continui casi di positività, tra personale e pazienti. Questa variante omicron è inarrestabile - spiega Carmine Sanseverino, referente Anaao Assomed -. Non riusciamo a fermare il contagio, complice anche il fatto che in molti casi sia asintomatici e si risulta positivi solo dopo i controlli di routine. Da settimane contiamo nuovi casi tra il personale: colleghi e infermieri che risultato positivi improvvisamente. Attualmente possiamo solo lavare le mani, usare la mascherina e fare tutti il vaccino. I protocolli in ospedale continuano a cambiare. Forse, c’è da riflettere, e valutare che risulta quasi inutile accertare positivi, senza sintomi tra il personale. Credo che si potrà arrivare anche ad eliminare i tamponi, per lo screening assoluto, perché i contagiati positivi ormai sono troppi. Valutazioni che spettano a livello nazionale e che potrebbero radicalmente cambiare questa nuova fase della lotta al coronavirus”. Dallo scorso 4 febbraio intanto si è intensificato il protocollo di controllo sanitario con tampone nasofaringeo ogni 48 ore (presso l’Unità operativa di appartenenza). L’Anaao ha scritto anche al direttore sanitario Rosario Lanzetta per chiedere un incontro sulla questione. Medici e infermieri del Moscati sostanzialmente sostengono che con tre dosi di vaccino non sia necessario fare un tampone ogni 48 ore.