San Martino Valle Caudina

Agguato in pieno giorno a San Martino Valle Caudina.  Due persone sono rimaste ferite da colpi di arma da fuoco. E' accaduto in via San Martino Vescovo, nei pressi di piazza Guido Dorso. Finito sotto il fuoco di una pistola Fiore Clemente, già noto alle forze dell'ordine, e Antonio Pacca, suo nipote.

Una sola persona ad agire. Testimoni riferiscono di aver udito diversi colpi di arma da fuoco.

L'episodio, che sembra ricalcare lo schema di un vero e proprio agguato camorristico, è accaduto nella strada che ospita un frequentatissimo supermercato e dove proprio stamane, come ogni venerdì, era in corso il mercato settimanale.

L'agguato, quindi, ha avuto anche uno scopo dimostrativo, di sfrontatezza criminale per testimoniare il predominio sul territorio.

A quanto si apprende Antonio Pacca avrebbe riportato ferite lievi ad una gamba, mentre le condizioni di Fiore Clemente, boss emergente del clan Pagnozzi, sarebbero serie: è stato attinto dai colpi all'addome, all'inguine e a una gamba. I colpi, che dovrebbero essere di pistola, hanno determinato un copioso sanguinamento. Per lui la prognosi resta riservata.  

Attualmente è ricoverato presso il reparto di pronto soccorso dell'azienda ospedalieras San Pio di Benevento e viene sottoposto a un delicato intervento chirurgico.

Sul posto decine di militari, coordinati dal maggiore Pietro Laghezza, comandante del nucleo investigativo del reparto operativo dei carabinieri di Avellino.

Già acquisite le registrazioni delle telecamere di sicurezza del supermercato Pam, davanti al quale è avvenuto l'agguato. Nei video c'è con chiarezza tutto quello che è accaduto. Dalle testimonianze e dalle telecamere, pare un uomo è giunto dvanti al Pam è sceso dalla macchina ha fatto fuoco contro Fiore Clemente, si è rimesso in auto ed è fuggito. 

Omicidio Carlino. L'assoluzione e il ritorno in libertà

Fiore Clemente (nel 2016) è stato assolto dai giudici della Corte di assise di appello di Roma, nel processo relativo all’omicidio di Giuseppe Carlino, vicenda per la quale  erano stati svolti lunghi anni di attività di indagine dalla direzione distrettuale antimafia di Roma. Giuseppe Carlino, boss siciliano trasferitosi a Roma, dedito al narcotraffico internazionale, è stato ucciso a Torvaianica nel settembre 2001. In primo grado furono condannati all’ergastolo il ritenuto mandante (Michele Senese, esponente storico del clan Moccia di Afragola e trasferitosi nella capitale dal 1980) e colui che fu ritenuto essere l’esecutore materiale (Domenico Pagnozzi, capo della cupola esistente nella capitale), mentre tra i condannati a 30 anni c'era stato anche Fiore Clemente. In Appello la clamorosa svolta e il ritorno in libertà, anche se da sorvegliato per alcuni anni. Nell'ottobre del 2019, per la giustizia Fiore Clemente non era più una persona perciolosa.

L'ultimo fatto di sangue, l'omicidio De Paola

L'ultimo fatto di sangue a San Martino Valle Caudina risale alll’8 settembre 2020. Orazio De Paola, pluripregiudicato e indicato come il reggente del clan Pagnozzi in Valle Caudina, è stato ucciso a colpi di pistola in via Castagneto. Almeno quattro pallottole al torace e l’ultima, fatale, alla testa, esplose con una pistola di piccolo calibro. 
Per questo omicidio è stato condannato a 18 anni di reclusione Gianluca Di Matola. La sentenza è stata letta il 23 dicembre scorso dal Tribunale di Avellino.
Ma la camorra ha fatto solo da sfondo alla vicenda. Il gesto compiuto da Gianluca Di Matola è, secondo la difesa dell'avvocato Alessio Ruocco, scaturito a seguito di una serie di eventi che si sono susseguiti: liti, dissapori, richieste da parte di De Paola di entrare a far parte della criminalità organizzata sotto la sua ala protettiva. E poi le visite "di cortesia" dello Zio Orazio a casa Di Matola, sempre più frequenti, fino ad arrivare all'invito a lasciare San Martino Valle Caudina, il suo territorio.
E poi, quel giorno, una lite che ha scatenato la furia di Orazio De Paola, che avrebbe puntato una pistola contro la moglie e il figlio di Gianluca, gesto che avrebbe legittimato l'uomo a fare fuoco contro il boss.