E' il sequel cautelare del secondo troncone – quello di natura finanziaria- dell'indagine, condotta dalla Digos, sulla gestione di alcuni centri di accoglienza nel Sannio che nel giugno del 2018 era rimbalzata all'onore delle cronache, e che attualmente è al centro di un processo a carico di trentasei imputati. Attenzione puntata sul consorzio Maleventum, sulle dodici strutture che ad esso facevano direttamente capo e su una tredicesima riconducibile ad una cooperativa consorziata.
Si tratta di un'inchiesta che nel luglio del 2020 era già stata scandita da un sequestro per oltre 1 milione di euro, per appropriazione indebita - inizialmente era stato ipotizzato l'autoriciclaggio-, eseguito a carico di Paolo Di Donato (avvocati Pietro Farina e Vittorio Fucci), 52 anni, di Sant'Agata dei Goti, indicato come amministratore e gestore di fatto di Maleventum, e che ora fa registrare una novità.
E' il nuovo sequestro preventivo di beni disposto dal Gip, affidato ancora alla guardia di finanza, stavolta per una ipotesi di peculato, e fino alla concorrenza di 770mila euro e passa, a carico dello stesso Di Donato e delle due sorelle, Silvana e Graziella. Una indagine che chiama in causa anche altri quattro ex amministratori del Consorzio, per i quali non è scattato alcun provvedimento.
In una nota a firma del procuratore Aldo Policastro si legge che Di Donato si sarebbe appropriato, “sia direttamente che attraverso alcuni congiunti, di ingenti somme di denaro erogate al Consorzio”, che sarebbero state “utilizzate per sostenere costi non inerenti l’oggetto sociale” ma che sarebbero "transitate su conti personali e destinati ad un utilizzo diverso quello consentito dal titolo di erogazione ed impiegate ed in diversi occasioni, per spese personali dell’amministrazione di fatto, avente carattere voluttuario”.
Nel mirino degli inquirenti, spese per borse, viaggi, e pernottamenti in albergo, ma anche alcune operazioni, tra le quali il trasferimento di un terreno da una società al Consorzio, con un atto mai perfezionato.