Dopo un ventennio di stagnazione economica, nel 2022 l'Italia resta spaccata in tre. Secondo l'ottavo rapporto sulla politica di coesione presentato stamani a Bruxelles dalla commissaria agli Affari Regionali Elisa Ferreira, ("Cohesion in Europe towards 2050") nel nostro Paese solo la Provincia autonoma di Bolzano ha registrato nel periodo 2001-2019 una crescita media del Pil pro capite compresa tra lo 0,5% e lo 0,75% l'anno. Altre tre regioni (Lombardia, Emilia-Romagna e Basilicata) hanno avuto una crescita compresa tra lo 0% e lo 0,5%, In tutte le altre la crescita del Pil pro capite non c'è stata, è stata cioè inferiore allo 0%. Così la fotografia della Penisola contenuta nel rapporto vede il Sud e le isole classificati tra le regioni meno sviluppate, quelle che hanno un Pil pro capite inferiore al 75% della media Ue: Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia e Sardegna. Tre regioni del Centro (Abruzzo, Umbria e Marche) sono regioni di transizione, cioè con un Pil pro capite compreso tra il 75% e il 100% della media Ue, mentre le altre sono regioni sviluppate, cioè con un Pil pro capite sopra la media Ue: si tratta di Lazio, Toscana, Emilia-Romagna, Liguria, Piemonte, Valle d'Aosta, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto e Friuli Venezia-Giulia. Il solo altro Paese Ue che nel ventennio è rimasto altrettanto fermo è la Grecia, duramente colpita dalla crisi finanziaria, che resta quasi tutta tra le regioni meno sviluppate, con qualche zona in transizione (l'Attica, dove sorge la capitale Atene, le Cicladi e il Dodecaneso).
Ue. Italia ancora spaccata in due: Sud arretra, Nord e Centro avanzano
Il rapporto sulla politica di coesione. Unico paese fermo con l'Italia è la Grecia
Redazione Ottopagine