Benevento

Il laboratorio CivicA interviene per chiedere lo stop all'alternanza scuola - lavoro e alla concezione di scuola come azenda: "È di poche ore fa la notizia che il Vittorio Emanuele, il Liceo più antico di Napoli, è stato occupato dagli studenti  per chiedere l'abolizione dell'alternanza scuola lavoro dopo la morte di Lorenzo Parelli del 21 Gennaio scorso. 
C'è una nuova spinta che per fortuna in questi giorni si sta prendendo la scena pubblica e politica,  che nasce da una generazione a cui hanno tolto tutto e alla quale si sta rispondendo come sempre con il mezzo che meglio conoscono di ogni altro:  con la forza dei manganelli e della repressione.
È la spinta di una generazione che non si ferma a piangere un coetaneo morto in modo assurdo  a 18 anni all'ultimo giorno di alternanza ma rivendica parole d’ordine chiare come:  abolire l’alternanza scuola-lavoro ma soprattutto mettere in discussione  l’idea stessa di “scuola-azienda”.
Questo modello si è fatto avanti in Italia fin dalla fine degli  anni ’90, in concomitanza con le prime riforme strutturali del mercato del lavoro ed  ha avuto la sua apoteosi con il “grande” disegno renziano della Buona Scuola.
Negli anni purtroppo ci siamo  assueffati al paradosso e all'ossimoro che ha accostato i termini “scuola” e “azienda”,  tutto grazie alla scelta strategica di rendere “produttivi” e “competitivi” sempre più pezzi della vita di un individuo. E quale luogo, se non la scuola, poteva essere il più condono nel formare le persone alla competizione, alla performatività, a un’idea di società in cui l’unico valore è l'affermazione di se e non la dimensione collettiva. 
La scuola oggi è totalmente svuotata di qualsiasi funzione etica  nella misura in cui ha valorizzato “il merito” in una prospettiva esclusivamente  competitiva. È la scuola delle competenze che ha sostituito la scuola delle conoscenze. La pandemia non ha fatto altro che accelerare questi processi nella chiara scelta di arginare qualsiasi ipotesi migliorativa della scuola, sia a livello di infrastrutture e di sicurezza di chi vive le scuole come studente o lavoratore, sia in termini di percorsi didattici che fossero minimamente adeguati alle esigenze culturali e formative di una generazione nata nel pantano di una crisi economica e cresciuta con l’incubo di una crisi climatica diventata inesorabile.
Le proteste degli studenti  di Roma, Milano, Torino e Napoli di questi giorni vanno accolte con entusiasmo e con soddisfazione augurandosi che si replichino  anche qui  in città, dove il sistema inutile dell'alternanza scuola lavoro ha molto spesso foraggiato società del terzo settore con la messa a disposizione di manodopera a costo zero".