(f.s.) Al diavolo i luoghi comuni. Il mercato ne ha spazzato via uno particolarmente solido nel calcio. Quello per cui a vincere il campionato sarà la squadra con la difesa meno perforata. E dire che i numeri del girone d'andata non fanno altro che ribadire questo concetto, visto che le due retroguardie più forti sono, neanche a dirlo, quelle di Lecce e Pisa, che comandano la classifica.
Dunque occhio alle difese, ma fantasia scatenata sugli attaccanti. Sarà che quelli dei bomber rimangono i colpi più suggestivi, fatto sta che nessuno ha saputo resistere al richiamo del mercato delle punte. In ordine sparso sono arrivati Ragusa al Lecce, Torregrossa e Puscas al Pisa, Forte e Farias al Benevento, Gondo alla Cremonese, Mancuso al Monza, solo per citare le prime della classifica. Ma agli attacchi hanno pensato anche l'Ascoli che si è affidato a Frank Tsadjout del Milan (era al Pordenone), il Cittadella che come sempre ha pescato in C, riciclando Lores Varela, ormai trentenne, ma pronto a vivere una seconda giovinezza in Veneto, il Perugia che ha preso Olivieri dalla Juve (via Lecce), il Parma che come sempre ha provato ad esagerare, prendendo Simy e Pandev, rinunciando solo a Mihaila passato all'Atalanta. La Spal ha puntato su Vido, che era alla Cremonese, l'Alessandria su Fabbrini, in uscita dall'Ascoli, la Reggina ha preso Cristiano Lombardi dalla Lazio, ex Benevento. Il “prima non prenderle” è insomma andato in soffitta, lasciando il posto alla voglia di far gol, in ogni maniera possibile. Ha fatto eccezione il Brescia che in attacco era già attrezzato (Moreo, Ayè, Baijc) ed ha rinforzato difesa (Adorni) e centrocampo (Proia) e Frosinone, che evidentemente aspetta fiduciosa la guarigione di Charpentier, contando nel frattempo i milioni versati dalla Juve per il difensore Gatti.
Nel tourbillon di punte ci si è infilato anche il Benevento, più per sopraggiunte esigenze che per reale necessità. Il “gran rifiuto” di Lapadula ha messo in moto un meccanismo che ha portato all'ombra della Dormiente due autentici pezzi da novanta, come Francesco Forte (14 gol col Venezia l'anno scorso, più uno nei play off) e Diego Farias. Se terranno fede alla loro fama, nessuno avvertirà l'assenza dell'italo-peruviano.