Benevento

Riceviamo e pubblichiamo un intervento dell'avvocato Gino De Pietro

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"Come avevamo auspicato da queste colonne alcuni giorni fa, da una parte il Governo ha immediatamente impugnato il provvedimento del presidente regionale della Campania che chiudeva le scuole fino al 29 gennaio, dall’altra il presidente del TAR Campania ha accolto il ricorso dei genitori di studenti sospendendone l’efficacia. Questa volta l’iniziativa del presidente della Campania, una vera e propria ribellione all’indirizzo politico governativo, è stata azzerata in poche ore. Tanto rumore per nulla, si potrebbe dire. Lui e i suoi seguaci, tra cui il sindaco di Benevento ed altri esponenti dell’attuale amministrazione, sono stati ridotti all’impotenza senza ritardo.

Il Tribunale ha sottolineato chiaramente che solo in zona rossa sarebbero ammissibili provvedimenti analoghi ove sussistessero specifici presupposti, mentre la Campania è tuttora in zona bianca. Il decreto ha evidenziato che il Governo ha adottato nel provvedimento una serie di misure per fronteggiare la diffusione del virus prendendo in considerazione tutte le differenti condizioni e non lasciando alcun margine concreto di apprezzamento alle autorità substatali. Il provvedimento ha dovuto ricordare la gerarchia delle fonti del diritto per cui la legge statale prevale sui provvedimenti amministrativi regionali ristabilendo che anche in Campania vigono le leggi statali.

Ovviamente questo fa cadere come un castello di carte tutto l’insieme di dichiarazioni, propalazioni, adesioni più o meno spontanee e consapevoli di coloro che, per soccorrere il loro astro di riferimento – alias il sindaco di Benevento – si sono affrettati a schierarsi per la chiusura delle scuole, contro chiunque la pensasse diversamente, ivi compresi il presidente del consiglio, i ministri competenti, il CTS, gli psicologi, i comitati genitori, le associazioni di genitori e ogni altro. Avevano una tale premura di non essere esclusi dal coro dei plaudenti, da non aver neanche riflettuto un momento. Forse non ne hanno avuto neanche il tempo. Poveri cittadini, amministrati da individui che hanno mostrato di ritenere pari a nulla le leggi del paese.

Nella conferenza stampa del pomeriggio del 10 gennaio, il presidente del consiglio, il presidente del CTS e i ministri dell’istruzione e della salute hanno ribadito che le scuole sono una priorità assoluta del Governo e verranno chiuse solo se dovesse rendersi assolutamente necessario solo se si dovesse essere costretti a chiudere anche tutto il resto. Non come hanno fatto e avrebbero voluto fare il presidente regionale e i suoi epigoni territoriali come il sindaco di Benevento ed altri della provincia, noti sodali del sindaco del capoluogo, i quali volevano chiudere solo le scuole, lasciando tutto il resto praticamente indisturbato. La decisione del TAR Napoli conferma la bontà delle iniziative dei genitori dei ragazzi – tacciati di epiteti ingiuriosi in più occasioni – che si sono invano rivolti anche al Prefetto per evidenziare la patente illegittimità della chiusura disposta in assoluta solitudine dal sindaco di Benevento per tre giorni dal 20 al 22 dicembre.

Sarebbe dovere dei rappresentati istituzionali anzitutto rispettare le leggi e i cittadini, atteso che, a Costituzione invariata, la sovranità appartiene ancora al popolo, che merita quantomeno di non essere ingiuriato da soggetti che si sentono legibus soluti solo perché sindaci o presidenti, assessori o consiglieri. Ne guadagnerebbe la dignità della funzione e la correttezza delle relazioni. Non credo che a loro piacerebbe essere destinatari delle ingiurie che indirizzano agli altri, anche se, visto gli esiti disastrosi delle loro iniziative, bocciate dall’autorità giudiziaria, le meriterebbero certo di più.

Il governo ha ricordato che nell’anno scorso in media in Italia si sono persi 65 giorni di scuola, mentre nei paesi omologhi per sviluppo e contagio, i giorni persi di scuola sono stati 27, cioè molto meno della metà. Se si considera che la Campania ha perso molti più giorni di scuola del resto d’Italia e che Benevento è una delle province che ne ha persi di più, il quadro è devastante nella sua irrazionale ingiustizia. Alla fine ha dovuto il presidente del consiglio rammentare che la perdita della scuola in presenza è un grave fattore di disuguaglianza tra le persone e compromette gravemente l’adeguato sviluppo della personalità oltre che la corretta formazione personale, culturale e sociale. Le spinte corporative ed egoistiche non hanno consentito a molti di cogliere questi essenziali aspetti del problema.

Un breve cenno merita anche il presidente del Veneto, noto amante dei congiuntivi, che ha strepitato contro la riapertura delle scuole mentre ha fermamente preteso che lo sci non fosse in alcun modo limitato. La mia esperienza di sciatore mi fa dire che non esiste alcuna attività in cui sia più facile il contagio che nello sci: file per lo skipass, file per gli impianti, ammassati nelle funivie ed ovovie chiuse, ben stretti nelle seggiovie con le calotte, assembrati nei bagni e nei rifugi, accalcati nei negozi dove si fittano sci e scarponi… solo uno statista che parla così forbitamente poteva giungere a questo capolavoro. Insomma se Atene (la Campania) piange, Sparta (il Veneto) non ride!

È doveroso ricordare che da quando si è insediato questo governo le scuole sono restate aperte e che i giorni di chiusura risalgono tutti al precedente governo, nel quale la ministra Azzolina, dopo aver molto parlato nei salotti e nei talk-show, non propose alcun ricorso contro le chiusure campane, lasciando soli i ragazzi e mostrando un forte iato tra dire e fare. Per me non fu una sorpresa perché le parole, come le testimonianze, non si contano ma si pesano.

Se si vuole riprendere a vivere normalmente e a prosperare bisogna solo vaccinarsi tutti il più presto possibile, non certo chiudere le scuole. Questo il monito del Governo.

Questo anche il pensiero illuminato delle persone ragionevoli; il resto, purtroppo, è cascame dell’ignoranza o della mala fede".