Erano indagati per circonvenzione di incapace, truffa e falso, ma le loro posizioni sono state archiviate dal gip Loredana Camerlengo, così come avevano chiesto il sostituto procuratore Patrizia Filomena Rosa e la difesa, rappresentata dall'avvocato Antonio Leone, ma non la parte offesa, rappresentata dall'avvocato Pasqualina Russo.
Si è chiusa così, almeno per il momento, una storia ambientata in un centro della Valle Telesina, per la quale era stata chiamata in causa una coppia- lui 62enne, lei due anni in meno-, finita al centro di una inchiesta avviata dopo la denuncia con la quale erano stati accusati di essersi impadroniti di una somma di denaro dal fratello di una persona. Si tratta di un 70enne che nel 2012 era rimasto vittima di un incidente stradale che gli aveva causato problemi di deambulazione, l'incapacità di muoversi senza l'aiuto di qualcuno. I due coniugi – uno di loro è un parente del malcapitato – si erano offerti di assisterlo ed accudirlo, occupandosi, dunque, d lui.
Per quell'incidente era stato ordinato un risarcimento danni dell'importo di 175mila euro, di cui, secondo il familiare, la coppia si sarebbe appropriata nel 2017. E' il punto di partenza di un'attività investigativa al termine della quale il Pm ha deciso, anche alla luce della documentazione prodotta dal difensore, di proporre l'archiviazione dopo aver sottolineato “le notevoli contraddizioni emerse nel corso delle indagini”, al pari della volontà del pensionato (“Nel 2012 si ritiene che fosse pienamente capace di intendere e di volere”), che “aveva acconsentito alle cure della propria persone e alla gestione del suo patrimonio da parte degli indagati”. Nei confronti dei quali “non sono emersi elementi volti a far ritenere che abbiano coartato la sua volontà al fine di farsi cointestare i conti correnti e i libretti postali, né falsità in merito ad essi”.
Conclusioni alle quali la parte offesa si è opposta, con l'inevitabile fissazione di una camera di consiglio terminata con l'archiviazione del procedimento decretata dal Gip, che ha detto no ad una perizia psichiatrica perchè “nella cartella clinica versata in atti si evidenzia a carico del paziente un “risentimento cognitivo” inidoneo di per sé a suffragare la richiesta”.