Benevento

AGGIORNAMENTO 17 GIUGNO 2022

Dai domiciliari all'obbligo di firma. E' quanto deciso dal Gip di Napoli per Matteo Ventura (avvocato Marianna Febbraio), 27 anni, di Ceppaloni - ha già scontato una pena definitiva di 3 anni -, che aveva patteggiato 3 anni per l'inchiesta della Dda.

+++

AGGIORNAMENTO 24 DICEMBRE

Dopo i patteggiamenti, arrivano le decisioni sulle misure. Lasciano il carcere, e  vanno ai domiciliari, Carmine Ianniello, 30 anni, e Angelo La Montagna, 27 anni - per entrambi l'avvocato Gerardo Giorgione -.

++++

Hanno tutte patteggiato le quindici persone di cui il sostituto procuratore della Dda Francesco Raffaele aveva chiesto il rinvio a giudizio nell'inchiesta antidroga della guardia di finanza di cui l'opinione pubblica era venuta a conoscenza nello scorso aprile, quando era stata eseguita una ordinanza di custodia cautelare.

Nel mirino una presunta associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di cocaina, hashish, marijuana e semi di canapa indiana.

Dopo aver escluso l'aggravante dell'ingente quantità, riconosciuto la lieve entità ed aver qualificato in maniera più 'morbida' l'accusa associativa, queste le pene stabilite dal giudice del Tribunale di Napoli Emilia Palma: 5 anni a Daniele Pizzone, 27 anni, ritenuto capo promotore (rispondeva anche di più episodi di spaccio), 2 anni a Luigi Badioli, 37 anni; 2 anni e 8 mesi a Carmine Ianniello, 30 anni; 3 anni ad Angelo La Montagna, 27 anni, e Grazia Lepore, 45 anni, 2 anni e 8 mesi a Graziano Somma, 31 anni, Giuseppe Tassella, 37 anni, tutti di Benevento, 3 anni a Matteo Ventura, 26 anni, 1 anno ad Aldo Pugliese, 29 anni, entrambi di Ceppaloni.

Sono stati impegnati nella difesa gli avvocati Gerardo Giorgione (per Pizzone, Ianniello, La Montagna e Lepore), Claudio Fusco (per Somma), Nicola Covino (per Badioli), Marianna Febbraio ( per Ventura), Valeria Verrusio (per Pugliese), Elena Cosina (per Tassella). Ai nove sanniti si aggiungo poi altre sei persone di Napoli, con pene tra i 2 anni e i 4 anni e 8 mesi.

L'inchiesta, supportata da intercettazioni e servizi di “osservazione e controllo” riguardava fatti che si sarebbero verificati nel 2017, sui quali le gialle avevano puntato la loro attenzione, accertando – sostengono gli inquirenti - “l'esistenza e l'operatività” di un'associazione composta da due gruppi, operante nei territori di Napoli e Benevento”.

La tesi dell'accusa era che sarebbero state “costituite vere e proprie piazze di spaccio”, con “accurata ripartizione dei compiti, con ramificata diffusione delle attività sul territorio, con punti vendita in aree determinate sulle quali venivano smerciate le sostanze”.

Pizzone avrebbe gestito “in prima persona l'attività illecita, ponendola in essere in maniera diretta o indiretta attraverso l'intermediazione di altri consociati”. Avrebbe tenuto “stretti contati di collaborazione con i sodali napoletani per l'approvvigionamento dello stupefacente”, confermandosi “l'elemento cardine del traffico di stupefacenti in particolare nella città di Benevento e nei paesi limitrofi”.