“E' sostanzialmente un'operazione di intermediazione complessiva articolata di soggetti professionalmente molto attrezzati, sia per esperienza che per incarichi anche assunti nel passato”. Così il procuratore capo Aldo Policastro durante la conferenza stampa a margine dell'operazione che ha portato all'arresto di quattro persone nell'ambito di un'inchiesta su un appalto per la manutenzione di un tratto di autostrada che vede coinvolte a vario titolo dodici persone.
“A Benevento c'era non solo la società mandataria ma anche tutti gli altri componenti del raggruppamento temporanea di impresa che dovevano fornire ciascuno la propria quota per la corruzione. L'imprenditore sannita – ha poi spiegato il dottore Policastro – era colui che svolgeva la funzione di raccolta e di contatto con gli incaricati di pubblico servizio”.
L'apprezzamento tecnico dell'offerta ricevuta per i lavori da appaltare “secondo i nostri riscontri era guidato dal pagamento e dall'influenza di questi contatti. Il quadro che emerge riguarda aziende nazionali importanti e chiaramente la nostra attività riguarda anche altre persone che sono indagate per reati connessi ma anche per reati collegati a un'attività volta ad aiutare ed eludere l'attività investigativa. Tutti sono stati 'invitati' a presentarsi. Vogliamo comprendere e dare la possibilità a chi è indagato di rappresentare il loro punto di vista”. Il dottore Policastro ha poi concluso: "Siamo di fronte ad un patto corruttivo in essere con dazione ancora da compiere".
“Indagine che esalta le qualità e le funzioni del Corpo di Polizia Economico Finanziaria. Le qualifiche e le competenze della Guardia di Finanza vengono fuori in maniera netta grazie alle competenze degli operatori del Nucleo che hanno materialmente condotto le indagini”. Questo il commento del comandante provinciale della Guardia di Finanza, Eugenio Bua che ha ringraziato il Nucleo Pef ed evidenziato le competenze in determinate materie non semplici.
“Attività investigativa svolta nel massimo riserbo e segretezza per non compromettere le indagini” ha specificato tenente colonnello Giovanni Ferrajolo a capo del Nucleo di Polizia economica e finanziaria della Finanza di Benevento, che ha snocciolato le fasi investigative: indagini hanno consentito di acquisire dei gravi indizi in relazione di una dazione corruttiva da parte di un membro della famiglia dell'imprenditore beneventano nei confronti di un dipendente dell'Anas”. Poi l'indagine si è ampliata “per capire se si trattasse di un singolo episodio oppure se la circostanza rientrasse in un più ampio disegno criminoso volto a stipulare patti o accordi illeciti per le gare di appalto ad evidenze pubbliche”.
“L'appalto oggetto della corruzione è relativo alla pavimentazione e manutenzione del Lotto Cassino che abbraccia i territori di Puglia, Campania e Lazio” ha spiegato successivamente il capitano Alessio Alvino, comandante Sezione Tutela economia. “Dalle indagini svolte è emerso in maniera netta l'intervento continuo, presso i tecnici di Autostrade per l'Italia, di uno degli indagati che aveva assunto un ruolo di intermediario. La dazione della tangente - ha inoltre rimarcato l'ufficiale della Guardia di Finanza – era pattuito in 360 mila euro da dare in varie tranche”.
Di questa tangente, secondo l'ipotesi degli inquirenti, sarebbe stata pagata una prima parte di 60mila euro pagata “con un bonifico bancario dissimulata come pagamento di una consulenza professionale che il presidente di Società autostrade tirrenica percepiva come consulenza legale”. Ulteriore tranche di 300 mila euro, secondo l'accusa, “sarebbe dovuta essere corrisposta successivamente alla sottoscrizione dell'affidamento dell'appalto a tre e sei mesi, sempre con un pagamento in chiaro di un'ulteriore consulenza che sarebbe stata successivamente stipulata. Ulteriori 100mila euro – ha concluso il capitano Alvino - il sarebbero stati destinati ad alcuni tecnici di autostrade. Indagini effettuate con intercettazioni e con l'analisi di numerosi documenti finanziari”.