Benevento

Due rinvii a giudizio ed altrettanti non doversi procedere sono stati decisi dal gup Maria Di Carlo al termine dell'udienza preliminare a carico delle quattro persone coinvolte nell'inchiesta del procuratore aggiunto Giovanni Conzo e dei carabinieri sulla morte di Maria, la bimba di 9 anni che il 19 giugno del 2016 era stata rinvenuta senza vita, annegata, nella piscina di un casale a San Salvatore Telesino.

Dovranno affrontare il processo, che partirà l'11 marzo, Daniel Ciocan, 26 anni, e la sorella Maria Cristina, 35 anni – entrambi difesi dall'avvocato Salvatore Verrillo –, mentre il non doversi procedere è stato disposto per Antonio Romano, 75 anni, proprietario del complesso ricettivo, e Daniela Romano, 41 anni – sono assistiti dall'avvocato Angelo Leone -, di San Salvatore Telesino, rappresentante legale e responsabile del servizio di prevenzione della struttura.

Per i due Ciocan l'accusa di abbandono di minore: secondo gli inquirenti, la sera del dramma la piccola Maria era con loro a bordo della Polo con la quale Daniel era andato a prendere la sorella a Telese. Loro l'avrebbero condotta prima all'esterno del resort, poi nell'area della piscina; quindi sarebbero andati via e l'avrebbero lasciata lì, senza preoccuparsi del fatto che la bimba non sapesse nuotare e che avesse timore dell'acqua, nella quale si sarebbe immersa, perdendo la vita.

Per i Romano, invece, l'addebito di omicidio colposo, perchè non avrebbero adottato le misure di sicurezza idonee ad evitare l'accesso alla piscina, profonda un metro e mezzo. Imputazioni spuntate nel novembre del 2020 nell'avviso di conclusione dell'indagine, al posto di quelle di omicidio e violenza sessuale prospettate per quattro anni e mezzo a carico di Daniel, per le quali la Procura aveva chiesto l'archiviazione.

Una conclusione alla quale si era opposto Marius Ungureanu, il papà di Maria, chiamato anch'egli in causa, per il capitolo dei presunti abusi, al pari della moglie – sono rappresentati dagli avvocati Fabrizio Gallo e Serena Gasperini. Da qui la camera di consiglio dinanzi al gip Vincenzo Landolfi, che a giugno aveva deciso l'archiviazione.