Scafati

Pizzo e lotta tra clan a Scafati, con danneggiamenti e atti intimidatori a bar, tabacchi e sale slot. Ne è nata un'inchiesta della Dda di Salerno che ha portato il gip a emettere misure cautelari nei confronti di 21 persone, per 13 è scattato il carcere, otto si trovano agli arresti ai domiciliari. I reati ipotizzati: associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, detenzione e porto abusivo di armi comuni e da guerra, violenza privata e illecita concorrenza con minacce e violenze, con l'aggravante delle finalità mafiose. Tra le province di Salerno e Napoli al lavoro da questa mattina all'alba i carabinieri del comando provinciale di Salerno.

Eseguite anche perquisizioni nei confronti di 11 indagati. A far scattare le indagini nel 2017 una serie di danneggiamenti a esercizi commerciali di Scafati. Per gli inquirenti dietro ci sarebbero il clan Buonocore-Matrone, con a capo Giuseppe Buonocore, genero di uno storico boss locale, e Francesco Matrone, detto Franchino 'a belva. Da qui poi sarebbero sorte la rivalità e gli scontri con altri due formazioni preesistenti nell'area, i Loreto-Ridosso e i Cesarano di Castellammare di Stabia.

Attentati con ordini esplosivi rudimentali o spari all'indirizzo di attività commerciali o di abitazioni, tra queste quella di Giuseppe Buonocore. Sei sono le estorsioni tentate o consumate riconducibili ai Cesarano Scafati, Castellammare di Stabia e Pompei, 12 quelle attribuite dagli inquirenti ai Buonocore-Matrone a Scafati (una sola a Santa Maria la Carità) e 3 quelle ai Loreto- Ridosso. Nel corso dell'inchiesta fermati anche due indagati; perquisizioni; sequestro di due pistole; una bomba carta; materiale per il confezionamento di ordigni e droga; ma anche misure cautelari detentive a carico di sei persone, tra cui Giuseppe Buonocore.

A cambiare lo scenario il calo della rivalità con i Cesarano, affievolita dopo che ne è diventato reggente Vincenzo, cugino di Ferdinando, capoclan storico. I Cesarano hanno così riconosciuto l'egemonia dei Buonocore-Matrone. Fondamentali per l'inchiesta le intercettazioni ambientali e telefoniche, oltre alle dichiarazioni e le denunce delle vittime stesse di estorsione.