“In occasione della Giornata Internazionale della Persona con disabilità, in qualità di genitore ma anche come Presidente della Commissione Pari Opportunità del comune di Cava de’ Tirreni, sento il dovere pubblicare questa lettera che vuole essere un momento di riflessione ma anche di denuncia” sono le parole di Filomena Avagliano, presidentessa della Commissione Pari Opportunità
del Comune di Cava de Tirreni che scrive:
“Le persone con disabilità in Italia sono più di tre milioni, persone che sempre più spesso si devono scontrare con una realtà che non prevede una rete, che non conosce vere e proprie progettualità, ma che invece sono costrette il più delle volte a dover sentire frasi come la centralità della persona, oppure nessuno deve restare indietro e tante altre: espressioni che rimangono solo frasi ad effetto senza nessuna risoluzione pratica e senza determinare il minimo cambiamento.
Prendere in carico una persona con disabilità, vuol dire al tempo stesso prendere in carico una famiglia, e cioè una parte fondante della società; significa permettere un progetto di vita, tutelare la dignità e preservare il diritto alla cura e all’assistenza. Ma ciò, si badi bene, non può e non deve corrispondere a un’operazione di mero assistenzialismo che non permette di poter realizzare una qualità di vita dignitosa, quella dignità a cui ogni essere umano ha diritto. Prendere in carico una persona con disabilità significa conoscere, impegnarsi al di là delle apparenze, e ancora significa avere il coraggio di costruire un percorso e non di vincolare un mondo già di per sé troppo fragile alla disponibilità economica di questo o quell’altro momento, perché così è troppo facile e non si danno risposte ma al contrario si rimpallano responsabilità e si rimandano sempre soluzioni efficaci.
Ci vuole altro, molto altro, che non scateni una ‘guerra tra poveri’, vale a dire la lotta continua tra lo scegliere una priorità piuttosto che un’altra, il dover mendicare le briciole: questo no. Prendersi cura della persona con disabilità, in definitiva non si riduce di certo a sfilare in queste giornate, come in una magnifica parata, urlando diritti che già si sa che non verranno dati nella maggior parte dei casi; o ancora, a organizzare cerimonie nelle quali si riconoscono meriti a chi tutti i giorni combatte solo per avere la dignità e la possibilità di vivere come tutti gli altri.
È il mio e nostro augurio per questa giornata, ma soprattutto mi piacerebbe che in futuro non ci fosse più bisogno di una ricorrenza come questa, che è utile a molti, ma forse non lo è proprio per chi ha davvero bisogno” conclude Filomena Avagliano.