Quel giorno di aprile lei, uscita per recarsi a casa di una signora alla quale avrebbe dovuto praticare una iniezione, aveva silenziato la suoneria del cellulare, e non si era accorta delle telefonate del marito. Che, in preda alla rabbia, le aveva inviato una serie di messaggi via whatsapp a dir poco furiosi, esaltati da una forma di gelosia ossessiva. “Là non ci stai, t'aggia romp l'ossa... zuzzosa, zuzzosa, che stai facendo? Perchè mi dic e palle?...”, le aveva scritto.
Senza immaginare che sua moglie avrebbe girato quella comunicazione, alla quale era seguito uno schiaffo ricevuto quando era rientrata, ad una assistente sociale che aveva allertato i carabinieri. E' l'episodio al centro dell'ordinanza con la quale il gip Pietro Vinetti, su richiesta della Procura, ha disposto l'allontanamento dalla casa familiare di un 41enne, ritenuto responsabile di maltrattamenti.
E' una storia ambientata in un centro della provincia non distante da Benevento, finita al centro di una indagine innescata dalla denuncia della parte offesa, che aveva raccontato i comportamenti aggressivi e violenti che l'uomo, difeso dall'avvocato Antonio Leone, le avrebbe riservato da tempo. Conseguenza di una gelosia morbosa che lui avrebbe manifestato fin dalla nascita del loro primo figlio.
Condotte per le quali il 41enne aveva chiesto scusa, e che, a sentire la coniuge, non si sarebbero più ripetute da aprile. Da quel profluvio di minacce con le quali l'aveva investita perchè non aveva risposto al telefono. “Tengo un accettone arinto u furgone, t'aggia scassà a capa..”.