Benevento

Si è riportato alle dichiarazioni fatte durante la convalida dell'arresto del 3 novembre, quando nel suo computer, durante una perquisizone ordinata dalla Procura di Torino, erano stati rinvenuti dalla polizia postale immagini e video di contenuto pedopornografico, ed ha escluso di aver fatto accesso ad una chat finita nel mirino degli inquirenti, nello scorso febbraio, per lo scambio del materiale. Un contatto avvenuto con la sua linea telefonica, dotata di una wifi aperta che chiunque dall'esterno avrebbe potuto usare.

Si è difeso così, collegato dalla casa circondariale di contrada Capodimonte con il Gip del Tribunale di Napoli, che qualche giorno fa lo spedito in carcere, don Nicola De Blasio (avvocati Massimiliano Cornacchione e Vincenzo Sguera), ex parroco di San Modesto e direttore della Caritas.

In attesa degli accertamenti tecnici sui due pc ed il cellulare sequestrati, il sacerdote ha dunque ribadito la versione offerta al gip Gelsomina Palmieri, quando aveva sostenuto di aver scaricato foto e video tra il 2015 ed il 2016 perchè intendeva condurre una indagine sul fenomeno della pedopornografia nell'ambito ecclesiastico. Un'attività interrotta quando si era reso conto che era illegale, aveva aggiunto, affermando che da allora quelle immagini non erano più state visualizzate o scambiate.

La dottoressa Palmieri lo aveva lasciato agli arresti domiciliari, trasmettendo gli atti, per competenza,, al Tribunale di Napoli, dal quale martedì scorso era arrivato l'ordine di arresto in carcere per il prete, al quale era stata contestata, oltre alla detenzione di materiale, anche l'ipotesi di una condivisione dello stesso. La prossima tappa è il Riesame, al quale la difesa farà ricorso.