La Juve Stabia non ci sta e interviene con una nota ufficiale, con una dichiarazione del tecnico Stefano Sottili, per fare chiarezza in seguito alla squalifica per una giornata che gli è stata comminata dal Giudice Sportivo per una presunta espressione blasfema rilevata dai componenti della Procura Federale, allo stadio Nicola Ceravolo, in occasione della gara tra le vespe e il Catanzaro, giocata domenica scorsa e terminata con il risultato di 1-1: “Non c'è stata alcuna espressione blasfema, ma il tutto è frutto di un intercalare del dialetto toscano interpretato male e che ha tratto in inganno la Procura Federale” - ha esordito Sottili - “Ci tengo a precisare che, in 14 anni di carriera, sono stato squalificato soltanto in due occasioni e per cose futili. Questo dimostra la mia correttezza, che non può portare ad errate interpretazioni. Le espressioni blasfeme non fanno parte né del mio lessico né del mio bagaglio culturale anche perché sono cresciuto nell'Oratorio Salesiano di Figline Valdarno e queste cose non rientrano nella forma mentis di chi vive di determinati principi e valori. Quanto rilevato dalla Procura non è certo di buon esempio per i miei figli e i giovani che si avvicinano al mondo calcistico. Mi auguro che ci possa essere maggiore attenzione da parte di chi è chiamato a vigilare sul comportamento dei tesserati sul terreno di gioco e che, ovviamente, non si ripeta più una situazione simile”.
Sottili: "Nessuna espressione blasfema, era solo un'intercalare toscano"
Le puntualizzazioni del tecnico della Juve Stabia, che non ci sta dopo la squalifica per un turno
Marco Festa