E’ il giorno del ricordo dopo 41 anni di una ferita che niente e nessuno potrà mai rimarginare. L’Irpinia non potrà mai cancellare quella terribile sera del 23 novembre 1980. Interi paesi rasi al suolo. Numeri impressionanti  di un disastro avvenuto in poco più di un minuto interminabile.  2914 morti,  8.848 feriti, circa 280.000 sfollati.

Un sisma devastante  dall'Irpinia al Vulture, a cavallo tra le province di Avellino, Salerno e Potenza. I comuni più duramente colpiti, Castelnuovo di Conza, Lioni,  Conza della Campania, Laviano,  Sant'Angelo dei Lombardi.

Le immagini della Rai di quelle ore drammatiche, i salvataggi e il dolore di chi in un attimo ha visto svanire tutto tra quelle macerie.  

I primi telegiornali non focalizzarono bene l’epicentro  del sisma e le reali proporzioni. Attenzione focalizzata in un primo momento soprattutto sulla  Basilicata, ma con il passare delle ore, venne fuori la vera catastrofe che sconvolse l’alta Irpinia.

Nei primi giornali radio in modo particolare si parlò di Pescopagano, come epicentro e non dell'Irpinia. Un vero e proprio black out elettrico e telefonico, impedì di lanciare l'allarme. Soltanto a notte inoltrata si cominciò ad avere un quadro più chiaro della situazione. La mattinata del 24 novembre attraverso una ricognizione in elicottero si ebbero le reali dimensioni del disastro. Comuni letteralmente polverizzati e un triste elenco di morti, feriti e dispersi. 

Fate presto titolò il Mattino. Fu una corsa contro il tempo per salvare chi era ancora vivo e per aiutare e per aiutare gli sfollati. In Irpinia giunse il presidente della Repubblica Sandro Pertini. Partirono gli aiuti da ogni parte della nazione ma anche dall'estero. Una pagina di solidarietà indescrivibile. Fu in quei giorni di dolore, su quelle macerie, che nacque la Protezione Civile, diventata oggi l'orgoglio di un'intera nazione.