Benevento

L'udienza preliminare è in programma il 21 aprile del prossimo anno dinanzi al gup Maria Di Carlo, che dovrà decidere se spedire a giudizio, come ha chiesto il sostituto procuratore Assunta Tillo, o dichiarare il non doversi procedere per i cinque appartenenti alla polizia penitenziaria, in servizio presso l'Istituto penale minorile di Airola, tirati in ballo da una vicenda di cui avrebbe fatto le spese un detenuto, vittima di presunte violenze e botte.

L'elenco include il commissario capo Antonietta Errico (avvocato Antonio Leone), l'ispettore Michele Campobasso (avvocato Vittorio Fucci), gli assistenti capo coordinatori Pompeo Falzarano (avvocato Fucci) e Stefano De Cesare (avvocato Paolo Abbate), e l'agente Carmine Rega (avvocato Fucci).

Diverse le accuse: violenza privata per Falzarano, De Cesare e Rega, concussione e falso per Errico, falso per Campobasso.

I fatti si sarebbero verificati a cavallo tra il 26 marzo ed il 1 aprile del 2019 all'interno della struttura, successivamente al rinvenimento ed al sequestro, da parte degli agenti, di due cellulari nella stanza di un ospite, napoletano. Secondo gli inquirenti, durante l'interrogatorio al quale sarebbe stato sottoposto il 26 aprile, il giovane, che si era assunto la responsabilità del possesso dei due apparecchi, sarebbe stato costretto a rivelare i nomi di ulteriori responsabili dell'introduzione dei telefonini nel carcere. Mentre era seduto, sarebbe stato colpito ripetutamente; poi, quando aveva tentato di fuggire, sarebbe stato inseguito lungo il corridoio, messo in un angolo, aggredito e picchiato.

Nel mirino, inoltre, quanto sarebbe avvenuto a distanza di qualche giorno: il 1 aprile, quando al recluso sarebbe stato intimato di non riferire ciò che gli sarebbe capitato, altrimenti avrebbe rischiato una denuncia per oltraggio a pubblico ufficiale. Nella stessa circostanza – sostiene l'accusa- gli sarebbe stato detto che se li avesse un po' aiutati, loro avrebbero fatto altrettanto: il tutto per costringerlo a presentare una dichiarazione orale di rinuncia al diritto di querela. Attenzione puntata, infine, sulla relazione nella quale era stato descritto l'episodio del 26 aprile, di cui sarebbe stata fornita, a detta del Pm, una falsa rappresentazione.

Si tratta di una inchiesta che aveva inizialmente tirato in ballo anche un sesto agente - la sua posizione è evidentemente destinata all'archiviazione-, nella quale il Pm aveva chiesto l'adozione di una misura interdittiva respinta prima dal gip Loredana Camerlengo e, poi, dal Riesame.