Fulvio Bonavitacola, vicepresidente della Giunta regionale della Campania, interviene sul caso dei rimborsi alle strutture sanitarie: «Il movimento 5 stelle è tornato alle ebbrezze della fase nascente, per nulla imbarazzato dalle sue nuove avventure nei palazzi del potere, fra spartizione d’incarichi ministeriali e di sottogoverno. In verità non ci sarebbe nulla di nuovo e meritevole di commento. Ma questa volta la speculazione e’ particolarmente misera. Ed è rivolta contro uomini che andrebbero ringraziati a vita per come si sono dedicati anima e corpo a fronteggiare la più grave emergenza sanitaria dal dopoguerra. Parliamo dell’entusiasmo suscitato da un’indagine della Corte dei Conti nata a seguito di un loro esposto. E tutti sanno che quando un organo inquirente riceve un esposto non può non aprire un’indagine e formulare delle contestazioni. Ed infatti, siamo solo nella fase delle doverose contestazioni susseguenti all’esposto. Ci sono altre fasi nelle quali, eventualmente, si accerteranno i fatti veri. E qui i fatti parlano chiaro. Non c’è stata nessuna colpa grave di cui i dirigenti regionali debbano rispondere.

Restiamo ai fatti.

L’esposto numero X (difficile fare la conta degli esposti 5 stelle) denunciava l’accordo fra le strutture sanitarie regionali e le cliniche private per fronteggiare l’emergenza sanitaria nei suoi mesi più acuti. Mentre gli ospedali erano allo stremo, mentre il 118 aveva difficoltà a destinare ammalati in condizioni gravissime, mentre in tv scorrevano le immagini di altre regioni che tutti ricordano, si decise di fare l’unica cosa possibile per fronteggiare la gravissima emergenza sanitaria: fare un accordo con la sanità privata per ampliare la platea dei posti letto da destinare al ricovero dei pazienti covid. Naturalmente queste cliniche rinunciavano a proseguire la loro attività ordinaria ed ai connessi ricavi da convenzione con il sistema sanitario regionale, pur dovendo sostenere i costi fissi per personale e servizi di manutenzione e approvvigionamento di quanto occorre per mantenere in funzione una struttura sanitaria, che non è una tenda da campeggio. Quindi fu previsto un compenso per messa a disposizione delle strutture, anche a prescindere dal loro effettivo utilizzo. La speranza era proprio che questo utilizzo non vi fosse, perché avrebbe significato una minore platea di pazienti gravi.

Adesso i 5 stelle dicono che sono state pagate strutture in parte non utilizzate. Cosa avremmo dovuto sperare, per evitare di dare fiato a speculazioni miserabili? Che vi fossero più malati? Che si riempisse tutto? Ospedali, cliniche, corsie, ambulanze?

Ma come si fa a speculare su queste cose? C’è solo da vergognarsi, per chi ha la sensibilità necessaria. E, purtroppo, in questo caso parlare di sensibilità è pretendere l’impossibile umano.

Come si fa a presentare Dirigenti della sanità campana che hanno dato l’anima per svolgere al meglio la loro delicatissima funzione in questa tragedia quasi come conniventi e consapevoli di una truffa, con dispendio di denaro pubblico?

Il protocollo che ha regolato la messa a disposizione delle strutture sanitarie private è stato sottoscritto il 28 marzo 2020, nel momento più drammatico di questa vicenda. Successivamente, in data 3 aprile, l’accordo è stato integrato con un addendum per specificare che il sostegno finanziario garantito dai termini dell’accordo dovesse essere poi sottoposto a conguaglio su base annua, in funzione dei costi fissi sostenuti dalle strutture di ricovero e della produzione effettivamente rendicontata dalle stesse. Principio generale di buon senso che ha infatti trovato, successivamente, accoglimento nel decreto legge 34/2020, all’articolo 4, laddove si prevede che le case di cura che non abbiano potuto raggiungere il 90% del budget annuo loro assegnato per il 2020, a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia, possano ricevere un contributo una tantum a copertura dei costi fissi comunque sostenuti.

La valutazione del Protocollo del 26 marzo alla luce del successivo addendum chiarificatore e di quanto previsto dallo stesso legislatore consentirà di chiarire la piena regolarità degli atti. Lo scopo è stato di acquisire con urgenza la disponibilità di strutture sanitarie comunque già convenzionate con la Regione in epoca precedente al Covid, garantendo un’anticipazione di risorse per il mese più critico, salvo conguaglio finale su base annua, sia per prestazioni covid che non covid. Si è trattato di agire con urgenza, senza attendere norme di dettaglio che sarebbero arrivate molto tempo dopo (il Decreto legge n. 34 sul ristoro delle strutture sanitarie private è del 19 maggio 2020 ed il Decreto ministeriale sulle tariffe per assistenza covid nella sanità convenzionata è addirittura di qualche giorno fa …!?!) e che hanno sostanzialmente regolato in termini analoghi la materia .

Chi si è assunto la responsabilità di prendere decisioni difficili, senza approfittare di un centesimo, andrebbe ringraziato ed elogiato. Ma chi è in preda alla libidine da speculazione questa cose non può capirle.

Auguri per il prossimo esposto".