Ancora un traguardo di longevità nel comune più alto della Campania. Trevico di nuovo in festa, brinda ai 100 anni di Giuseppa Paglia. Alla presenza dei familiari, del sindaco Nicolino Rossi e dei rappresentanti dell’amministrazione comunale è stata consegnata una targa alla nuova regina del paese.
La cerimonia con piccolo rinfresco, nel rispetto delle norme anti Covid, si è tenuta presso l’abitazione della figlia Maria Libera Mustone presso la quale Giuseppa vive attualmente dopo la morte del marito Delfino.
Hanno preso parte alla festicciola i due figli Italo e Maria Libera e i tanti nipoti fra cui Delfino Corlito, a cui nonna Giuseppa è molto legata, tanto da riconoscere sempre, anche nei momenti di poca lucidità, la voce, il volto ed il nome.
Si è commossa e seduta di fronte al tavolo con le torte ha ricordato a tutti di essere una fiera trevicana e di non aver mai dimenticato il suo bellissimo paese di cui ha sempre nostalgia specialmente quando tutte le mattine lo guarda dalla finestra dell’abitazione della figlia. Mi manca il mio bel paese, la sua aria e la gente del mio vicolo, ha detto in perfetto italiano.
Giuseppa Paglia ha sempre vissuto a Trevico dove è ancora ricordata ed apprezzata per la sua disponibilità e bontà e soprattutto per la sua bravura nell’arte culinaria, appresa dalla madre Maria Libera che aveva fatto la cuoca presso la stazione dell’aeronautica militare.
Ha fatto per tanti anni anche lei la cuoca presso la scuola materna di Trevico dove è sempre riuscita con pochi e genuini ingredienti a portare a tavola degli ottimi piatti sia per i bambini che per le maestre.
I suoi piatti e la sua cucina semplice erano apprezzati anche dal famoso regista trevicano Ettore Scola di cui era amica e che spesso da Roma le ricordava di preparare qualche “piatto paesano” per la sua venuta con amici ed attori famosi nel suo palazzo di Trevico.
"A don Ettore, piaceva la minestra cu lu pere de puorco cotta nda la pignata, la pizza de granone ed il sugo di carne, cotto tre ore, con i maccheroni lisci."
Ha detto al sindaco di salutare don Ettore nel caso l’avesse visto o sentito esclamando: “Lu vulesse vede e salutà”, non ricordandosi più della sua morte.
Ha poi aggiunto, quando dopa la festicciola sono andati via tutti: “A Trevico fa freddo e ci vuole sempre il fuoco ma si stai meglio per l’aria fresca e l’acqua buona ca ti face campa cient’ ann, non mille anni ma cento anni e basta!"