Ci sono diversi modi di giudicare una squadra. Il primo sono i risultati, ma attenzione, anche quelli possono ingannare. Il secondo è quello di valutare cosa fa sul rettangolo di gioco e non solo. Una piccola regola che vale in tutti gli sport. Spesso, però, l’analisi lascia spazio all’esigenza di portarli i risultati e si rischia di disperdere anche quello che c’è di buono.
“Programmazione” è un termine di cui si abusa spesso ma si dimentica anche velocemente. Non è così invece dalle parti di Pacevecchia, quartier generale dell’IVPC Rugby Benevento, dove c’è rispetto estremo per la “programmazione”. La società guidata dal presidente Rosario Palumbo non vive un periodo facilissimo. Le difficoltà dopo la pandemia sono tante. I quasi due anni di stop hanno inciso in maniera incredibile su tutta l’attività ma il club ha saputo reagire. Si è rimesso in piedi e ha ripreso un progetto che era nato all’indomani della retrocessione in serie B. Un ciclo era finito, un altro doveva iniziare. Il Covid-19 ha rallentato tutto, ma ora ci siamo, la corsa verso qualcosa di importante è ricominciata.
L’avvio di campionato non è stato esaltante. Con il Villa Pamphili, prima partita in serie B dopo diciotto mesi di stop agonistico, la squadra ha deluso. Con la Partenope è arrivata una vittoria netta, ma non era l’esame che tutti aspettavano. Quello è arrivato domenica contro la Primavera, squadra nettamente favorita per la vittoria finale, che per poco non ha subito la prima sconfitta stagionale al Dell’Oste. I romani l’hanno spuntata solo nel finale. Un piazzato a tempo scaduto ha fissato il risultato sul 29-31 premiando la capolista.
Quello che conta, però, non è tanto il risultato che segnerà soprattutto il campionato della Primavera, ma quello che si è visto in campo. Andiamo per ordine. L’IVPC Rugby Benevento è sceso sul rettangolo di gioco con una formazione giovanissima. Il XV titolare aveva un’età media di 23,13 anni (la Primavera 26,6), una rarità soprattutto nei campionati meridionali. L’età media sale di pochissimo (23,5) se si conteggia anche la panchina.
Il trio Passariello, Bosco, Calandro, che guida in questa stagione la squadra Seniores, insieme al direttore tecnico Alessandro Valente ha deciso di presentare in campo un 2004 (Gianmaria Ciampa), tre 2003 (Valerio Corvino, Gabriele Ciffo e Flavio Zarrella), due 2001 (Alfredo Rossi e Lorenzo Tomaciello) e quattro 1999 (Pierpaolo Palumbo, Francesco Vallone, Vincenzo Tomaciello e Luigi Tretola). Squadra giovane che ha messo in campo qualità e disciplina (ma si può migliorare), merce rara di questi tempi. Ragazzi talmente giovani da far sembrare “vecchi” gente come Piergiorgio Giangregorio che è un 1996, il 1994 Andrea Frangnito e il 1993 Mario Casillo, punti fermi che danno ampie garanzie. Ma non è finita. Anche in panchina c’era tanta gioventù. Pierluigi Caputo e Francesco Lepore sono del 2002, Christian Cremonesi è un 1999 e Davide Zarrillo un classe1997. Ad alzare la media tra titolari e riserve sono stati i veterani Matteo Bosco e Mirko Passariello, entrambi classe 1987, Danilo Zollo e Gabriele Conte che sono rispettivamente del 1994 e del 1993, e Francesco D’Addario del 1990. Erano assenti per infortunio o per scelta tecnica tanti altri ragazzi, su tutti Alloro e Pisano, che sono già nel giro della prima squadra e si dividono con l’under 19 di Valente che sta dominando il torneo regionale e ha come obiettivo quello di andare a giocare in Elite.
Quello visto all’opera domenica, con i veterani e tanti giovani, è un gruppo su cui si può lavorare per tornare grandi. Si sono viste ottime cose sia in fase di possesso che in difesa. Altissimo il tasso di agonismo, perché chi è sceso in campo ha capito quanto sia importante la maglia, e soprattutto si è vista tanta voglia di incidere per dimostrare di essere all’altezza di chi ha scritto pagine importanti di storia. Questo non è solo un campionato di “transizione” ma soprattutto di “preparazione”.
Lo staff tecnico lavorerà con giovani e veterani per far crescere una squadra che potrà tornare a pensare in grande. Il ritorno a “casa” di uno dei migliori numeri dieci italiani dell’ultimo decennio come Luca Calandro, che attualmente non può giocare ma dà il proprio contributo da allenatore, darà la possibilità di crescere ulteriormente anche al reparto dei trequarti. Del resto con un “maestro” così si può solo migliore. Anche il pacchetto di mischia è in buone mani ed è già pronto a tornare ad essere uno dei migliori in Italia. Bosco e Passariello sono fuoriclasse per la categoria, danno l’anima per la maglia e vanno presi d’esempio dai giovani. Il trio scelto da Valente per guidare la prima squadra avrà anche altri due compiti: quello di alzare sempre di più l’asticella del livello degli allenamenti durante la settimana e costruire un gruppo coeso fuori dal campo.
I protagonisti di questo ciclo devono essere consapevoli delle proprie qualità che non vanno sprecate. Il materiale c’è e va gestito bene. Bisognerà lavorare anche per permettere soprattutto a chi studia di farlo qui a Benevento e continuare a giocare con la maglia biancoceleste. I ragazzi lo sanno bene: vincere qualcosa di importante in questo contesto può essere speciale. Basta chiedere a chi nel 2016 –per non andare troppo indietro nel tempo- visse una giornata magica con la promozione in serie A in un Pacevecchia (ora Stadio Dell’Oste) che regalava un colpo d’occhio e un calore da brividi.