Alessandro Fabbro è stato il gradito ospite della puntata di 0825, in onda ogni domenica alle 21 su 696 TV OttoChannel (clicca qui per rivedere l'ultima puntata), per un ampio focus sull'Avellino. L'ex difensore dei biancoverdi, attuale allenatore dell'Under 17, si è soffermato, innanzitutto, sul momento della prima squadra: “Undici punti di ritardo dal Bari, come quelli che aveva accumulato l'Avellino, sono tanti, ma erano e sono recuperabili perché il campionato è ancora molto lungo e, soprattutto, per il livello complessivo del girone. Non ci sono squadre nettamente più forti di altre come fu nel caso, la scorsa stagione, della Ternana. La rosa dell'Avellino è altamente competitiva, tra le migliori del campionato e a prescindere dalle assenze. Forte è stato il migliore dello scorso anno e, forse, è il migliore del girone; in difesa è cambiato qualche interprete, ma sono arrivati elementi esperti e di categoria; il centrocampo era un reparto che, sempre nella scorsa stagione, tutti ci invidiavano; in attacco sono arrivati Di Gaudio e Kanoute, Maniero è sempre Maniero, e sono stati aggiunti altri calciatori validi. La continuità di risultati ti porta a scalare la classifica. Non so se già alla fine del girone di andata si possa arrivare a uno, due punti dalla vetta, ma questo rendimento attuale non mi sorprende”.
Da difensore a difensore, così sul gol di Sbraga su punizione: “Adesso anche i difensori imparano a tirare e si allenano sulla cura del gesto tecnico, ma non pensavo fosse una delle caratteristiche di Sbraga, che ha veramente calciato divinamente, con un piede morbido. Complimenti a lui: se ti presenti a calciare quella punizione significa che hai la stima e la credibilità da parte di tutti i compagni. Sbraga ha grande personalità, non era facile venire da un periodo come il suo. Sono felice che abbia avuto la gioia del gol e di una prestazione sulle righe. Se ho mai tirato punizioni? Alla Tarcisio Burnich, senza rincorsa, le calciavo. In allenamento me ne facevano tirare quante volevo. La domenica, però, mi spingevano col braccio indietro se solo ci pensavo. Feci un gol a Latina, in Serie B, di piede, e corsi a casa a rivederlo. Ovviamente erano saltate le riprese (ride, ndr)”.
L'inseguimento al Bari: “Il Bari ha cambiato tanto negli ultimi anni, dagli allenatori ai calciatori. Non trovare una continuità e una stabilità del gruppo squadra può risultare determinante in negativo. Non so se il Bari quest'anno sia attrezzato per vincere il campionato perché si è partiti con molti dubbi, seppur bene. Mi ha sorpreso la mancanza di reazione a Castellammare di Stabia, una squadra che punta a vincere deve sapere pure quando è il momento di tirare fuori quel qualcosa in più per potare a casa un punto dopo essere andati sotto e se una partita si mette male. La cosa che possa dire è che quando ho vinto il campionato ad Avellino, a proposito di rinnovi e progetti a lungo termine, è che molti di noi avevano vincoli pluriennali e non avevano mai, o praticamente mai, giocato in Serie B. Per noi vincere il campionato voleva dire guadagnarci la possibilità di disputarlo sul campo e si è rivelato determinante. Quando hai calciatori, cito il principale ovvero Antenucci, grande professionista, che comunque i suoi gol li sta facendo, ma che ha giocato di più in categorie superiori che in Serie C può mancare quel tipo di stimolo”.
L'Avellino punta forte sul settore giovanile col progetto Youth e l'Under 17 di Fabbro sta sorprendendo in positivo: “Oggi abbiamo riposato, c'era la sosta del campionato. Prima della sosta abbiamo battuto il Pescara e siamo saliti al primo posto in classifica. Dal punto di vista dei risultati sta andando oltre ogni tipo di desiderio oltre che di attese. Il nostro lavoro è, però, concentrato principalmente sulla crescita dei ragazzi. Sono molto contento di come sta andando quotidianamente. D'Anna ha giocato in Primavera 3 contro il Palermo, De Simone spesso è andato a giocare con la Primavera 3, De Martino non l'ho praticamente mai avuto perché sta giocando da sotto età sempre con la Primavera 3. Parliamo di un ragazzo classe 2005, che sta trovando continuità di impiego, sta maturando molto e deve continuare a migliorarsi. Arrivare in una prima squadra come quella dell'Avellino attuale per un giovane è difficile, per il momento. Il dislivello tra il settore giovanile e una prima squadra che punta al vertice è oggettivamente ampio. Bisogna sempre stimolare l'ambizione nei giovani, ma non creare aspettative, illusioni, che possono fare poco bene. De Martino il nuovo Parisi? Deve crescere e dimostrare di avere la giusta personalità. Il salto tra i grandi non è per tutti. Ha bisogno di essere ben consigliato. Biancolino e Iandolo, in tal senso, stanno facendo un ottimo lavoro e gli stanno dando un'opportunità importante. I ragazzi ogni mese che passa cresce e cambia, bisogna avere costanza assoluta nel lavoro quotidiano”.
Il suo ritorno ad Avellino: “Conobbi Giovanni D'Agostino a Renate, in occasione della partita di Coppa Italia della stagione 2020/2021. Mi conosceva solo di nome, da calciatore. Ha subito dimostrato grande stima nei miei confronti. Durante il Covid ho maturato la decisione di smettere di giocare e di iniziare ad allenare, come avevo già in mente da tempo. Non ci ho pensato su due volte a farlo tornando ad Avellino dove ho trascorso tre anni fantastici, sia in termini di risultati, sia di vita quotidiana. Qui sono stato e sto benissimo”.