Piccole, a volte piccolissime realtà che rappresentano però l'ossatura del tessuto produttivo. Capaci di esprimere molteplici eccellenze, dalla Costa alle Aree interne, con queste ultime pronte a giocare il ruolo da protagoniste. Puntando proprio sulle potenzialità espresse, come i giovani che qui si formano ma che da qui non devono più andar via.
Pasquale Lampugnale, presidente di Piccola Industria Confindustria Campania di queste realtà illustra dati e prospettive partendo proprio dalla tenacia con cui le Pmi hanno risposto anche alla crisi post covid.
“Il mondo delle piccole e medie imprese rappresenta in Campania il 98 per cento del tessuto economico. Si tratta spesso di micro imprese, aziende a conduzione familiare con un massimo di dieci addetti. E questo - evidenzia l'esponente degli industriali campani - forse è uno gap principali che possiamo riscontrare all'interno della nostra economia. In questo scenario post pandemico credo che il mondo delle Pmi campane abbia reagito abbastanza bene. Ma queste imprese sono arrivate a questo scenario pandemico in modo abbastanza robusto, perché c'è stato un recupero negli ultimi dieci anni dal punto di vista della struttura patrimoniale ovvero le aziende si sono rafforzate”.
Ora però attenzione rivolta alla ripresa ed i fattori su cui puntare, come detto, sono tanti. “Innanzitutto partendo da un'economia che nel nostro Paese sta crescendo ben oltre le attese: l'anno scorso abbiamo perso il 9 per cento del Pil nazionale, mentre quest'anno abbiamo un recupero di oltre il 6 per cento. E' chiaro che da questo punto di vista il Mezzogiorno, la Campania e le Aree Interne hanno perso qualcosa in più ma siamo fiduciosi perché la Legge di Bilancio e tutte le misure messe a disposizione ci fanno intravedere uno scenario positivo anche dal punto di vista sanitario con la progressione importante sulla campagna di vaccinazione”.
C'è poi il capitolo sostenibilità e digitalizzazione, anche e soprattutto in vista del Piano nazionale di ripresa e resilienza: “Ci dobbiamo far guidare dalle sei missioni indicate nel Pnrr e la prima riguarda proprio la digitalizzazione di cui le nostre aziende hanno bisogno per avviare percorsi virtuosi. C'è inoltre il tema della transizione ecologica, tema che spinge sulle energie rinnovabili ma anche attraverso una serie di interventi che mettono in sicurezza il nostro territorio dal punto di vista idrogeologico. Ricordiamo che proprio in questa missione c'è il progetto della Diga di Campolattaro che vale circa 500 milioni di euro. Un progetto strategico per la nostra Regione per l'indipendenza idrica. Poi ci sono tutte le sei missioni e credo che attraverso queste sei missioni intravediamo il futuro di medio e lungo termine del nostro sistema economico”.
Progetti come quello che riguarda la Diga di Campolattaro nel Sannio che puntano proprio a ridurre “i divari”. Tema al centro del Piano nazionale.
Ma tornando in Campania l'esponente di Confindustria parla di “due velocità: una riguarda le province costiere e la città metropolitana di Napoli, l'altra le aree interne con la provincia irpina e quella sannita che sono caratterizzate da una riduzione di Pil maggiore, da uno spopolamento graduale (noi abbiamo perso 3mila persone solo nel Sannio nell'ultimo anno) ma sono territori che hanno anche grandi opportunità”.
E così recuperare il “divario tra queste province resta centrale”, un tema che riguarda tutto il Paese con le aree interne che “rappresentano il 61 per cento del territorio con 13milioni di abitanti e 1 su 4 milioni sono Pmi”.
Ripartire, dunque, ma dalle risorse di queste territori: “Siamo consapevoli che abbiamo tante risorse, abbiamo territori e zone industriali molto ampie che possono accogliere investimenti e siamo destinatari di importanti progetti come la Telese – Caianello, l'Alta Capacità, la Stazione Hirpinia. Il recupero e lo sviluppo delle aree interne credo sia un tema nazionale per la ripresa”.
Elementi che secondo Lampugnale consentono pertanto di “pensare al futuro, partendo dal Pnrr legato a un piano di riforme che attendiamo forse da troppi anni, alcuni temi come il Lavoro, la Concorrenza, il Fisco, la Giustizia sono temi troppo importanti per il Paese”.
Un piano che richiede sicuramente tempo, ma anzitutto una “forte coesione sociale ed economica”.
Una sfida difficile, ma che oggi sembra più vicina: “Sulle aree interne anche il Pnrr prevede risorse importanti affinché i giovani non debbano essere solo formati e poi vanno via (la Campania è una delle regioni leader per il sistema di formazione universitaria con 220mila studenti). Per mettere fine allo spopolamento, migliorare le condizioni di vita e candidare le nostre aree interne ad intercettare grandi progetti perché ci sono le condizioni”.