“Chi si indigna adesso per l’aggressione a cinque agenti della polizia penitenziaria del carcere di Santa Maria Capua Vetere contro i quali è stata persino lanciata della candeggina”? È la domanda del segretario generale del sindacato polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo che ricorda invece la campagna ancora in corso per i fatti del carcere casertano.
“Accade che da troppo tempo cresce l’attenzione solo ed esclusivamente per la rieducazione dei detenuti e per gli ulteriori benefici da concedere, mentre a partire dalla “storica” visita del Premier Draghi e della Ministra Cartabia a Santa Maria Capua Vetere della scorsa estate il personale penitenziario si ritrova additato all’opinione pubblica come “violento” e quindi capo espiatorio di responsabilità che vanno lucidamente ed effettivamente individuate. Poiché è stato il Premier Draghi a metterci la faccia in occasione della visita, deve essere lui - aggiunge Di Giacomo - ad assumersi in prima persona la responsabilità di individuare le soluzioni più efficaci da perseguire.
Sinora purtroppo le misure adottate sono a “senso unico” dalla parte dei detenuti ai quali, secondo un’idea di recupero sociale, tutta teorica, si continua a concedere particolari condizioni di detenzione che hanno come unico risultato il vertiginoso incremento di aggressioni e violenze agli agenti.
Le problematiche degli istituti penitenziari sono sin troppo note per pensare ancora di studiarle come ha deciso di fare la Ministra Cartabia con l’insediamento dell’ennesima commissione di studio. È l’ora di passare ai provvedimenti tanto più che la riforma della giustizia non può escludere quella del sistema carcerario.
Per noi - continua il segretario - sul banco degli imputati deve sedere la politica che continua a manifestare tutta la propria incapacità ad affrontare vecchi ed incancreniti problemi e nuovi determinati dal buonismo nei confronti dei detenuti che ha prodotto le nuove regole “amiche” di perquisizione e l’ulteriore allentamento del sistema “celle aperte”.
Al premier Draghi chiediamo come primo segnale di inversione di rotta la riammissione in servizio dei 25 agenti di Santa Maria Capua Vetere che non c’entrano nulla con i fatti contestati di violenza ai detenuti ma sono oggetto di indagine disciplinare, ancora da portare a termine, con imputazioni tutte da dimostrare, per dare prova da che parte sta lo Stato e come intende, realmente, tutelare i suoi servitori”.