“Mi chiamo Gianpaolo, ho 47 anni e sono affetto da atrofia muscolare spinale, una malattia neurodegenerativa che praticamente mi ha tolto tutto... Soprattutto la voglia di vivere! Sentimento quest'ultimo antico come la mia esistenza. Oggi vivo un martirio fatto di dolori e sintomatologie senza precedenti. Oggi vivo da tracheostomatizzato, non riesco più a parlare, a deglutire, sono pieno di dolori etc. Oggi l'unica speranza è la morte... Desidero con tutto me stesso di addormentarmi (dato che non riesco più a dormire da tempo!) per mettere fine a tutta questa penitenza”. Scriveva così Gianpaolo, di Montano Antilia, ormai diversi mesi fa, nel suo primo contatto con l’associazione Luca Coscioni. Il 47enne salernitano è morto nelle scorse ore.
Affetto da una malattia neurodegenerativa, pienamente consapevole e capace di autodeterminarsi, ha chiesto aiuto per capire meglio i suoi diritti sul fine vita e come fare concretamente per porre fine alle sue sofferenze ormai ritenute insopportabili.
Gianpaolo aveva sottolineato con una metafora il paradosso di uno Stato “che ritiene la morte agonizzante di un accoltellamento (la sedazione profonda, ndr) non reato, mentre la morte rapida inflitta con arma da fuoco (il suicidio assistito, ndr), reato! Paradossi che superano le galassie", l'amara riflessione di Gianpaolo.
Questo il commento di Marco Cappato, dell'associazione Luca Coscioni: "Ps: Comunque Marco Cappato senza calzini non si può vedere...!” è stata la conclusione dell’ultima email con la quale Gianpaolo ci annunciava che stava per entrare nel processo di sedazione terminale. Si riferiva a una mia recente intervista da scalzo. Mi ha emozionato e fatto sorridere. Soprattutto mi ha rasserenato sulla disposizione d’animo con la quale ci ha lasciati. Affrontare la morte con un volto sorridente è segno di quella forza e pace interiore che può avere solo una persona libera. Sarebbe importante che tutte le persone malate potessero conoscere i propri diritti sul fine vita anche senza bisogno di contattare l’Aassociazione Luca Coscioni, semplicemente facendoseli spiegare dal medico di base".
"Il ministro Speranza giustifica la sua inazione con la necessità di trovare un accordo con le Regioni. La sentenza di incostituzionalità della Corte sull’art. 580 del codice penale è chiarissima, direttamente applicabile dal 28 novembre 2019. Non prevede atti successivi, ha valore di legge in sé - aggiunge Filomena Gallo, segretario dell’associazione Luca Coscioni -. Non ci sono più scuse né alibi per la mancata assunzione di responsabilità. Le istituzioni devono garantire l’esercizio del diritto di libertà di scelta delle persone".