Benevento

C'è chi ha risposto alle domande del gip Gelsomina Palmieri, e chi ha invece rilasciato solo dichiarazioni spontanee. Scelte diverse ma un'unica finalità: rivendicare la correttezza del proprio operato e respingere le accuse, a vario titolo, di truffa e aggravata e falso ideologico in atto pubblico.

E' quanto hanno cercato di fare le cinque persone colpite alcuni giorni fa da una misura interdittiva applicata in una inchiesta del sostituto procuratore Francesco Sansobrino e dei carabinieri forestali sui lavori di bonifica e messa in sicurezza permanente della ex discarica comunale Rsu alla località Marrucaro di Puglianello, finanziati con fondi della Regione Campania di derivazione europea.

E' il caso di Domenico Giacomo Battaglino (avvocato Angelo Leone), 59 anni, dipendente comunale e direttore dei lavori – per lui la sospensione per 12 mesi dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio-, che ha anche prodotto una serie di documenti per escludere ogni addebito a suo carico.

Hanno fatto altrettanto  Umberto D'Amelio, 73 anni, Francesco Martello, 56 anni, di Napoli, Guido Crispo, 49 anni, di Acerra- il primo è amministratore unico dell'impresa che ha effettuato l'intervento, il secondo il direttore tecnico e di cantiere della stessa azienda, mentre l'ultimo è amministratore di una società che si è occupata del trasporto di rifiuti – e Italo Santangelo, 31 anni, capo cantiere dell'impresa esecutrice, difesi dagli avvocati Filippo Liguori e Alfonso Quarto.

Per i primi tre il divieto temporaneo per 12 mesi di contrattare con la pubblica amministrazione e di esercitare l’attività professionale e di imprese o uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese, per Santangelo il divieto temporaneo per 12 mesi di esercitare l’attività professionale e di imprese o uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese. Chiesta la revoca della misura, sula quale il Gip deciderà dopo aver acquisito il parere del Pm.

Nella stessa indagine, come si ricorderà, era anche stato eseguito un sequestro preventivo di beni, finalizzato alla confisca, per un importo complessivo di 757mila euro anche a carico di tre società

Nel mirino degli inquirenti un presunto “complesso meccanismo artificioso per far figurare falsamente in atti pubblici l’escavazione, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti interrati in discarica per un quantitativo nettamente superiore rispetto alla reale consistenza in sito, e comunque rispetto a quelli effettivamente scavati, trasportati e conferiti in impianto”.

In tal modo, “negli stati di avanzamento dei lavori veniva poi rappresentata, con riferimento all’estrazione e allo smaltimento dei rifiuti, una maggiore quantità rispetto a quella effettivamente conferita nei vari impianti di destinazione, così ottenendo indebitamente i relativi oneri di smaltimento, retribuiti in base a quanto attestato”.