Un miliardo di euro annunciato dall'Unione europea, e 300 milioni di dollari promessi dagli Stati Uniti per sostenere il popolo afgano, martoriato dalla crisi economica e umanitaria dopo la presa del potere dei talebani. Il G20 straordinario di martedi' con Onu, Banca Mondiale, Fmi, Ue, organizzato in videoconferenza dall'Italia che lo presiede, ma disertato dai presidenti di Russia e Cina, ha approntato la prima risposta al dramma in atto in Afghanistan. Ma senza produrre alcun documento comune. Salvo il mandato assegnato alle Nazioni Unite per trovare una soluzione umanitaria, ancora non meglio precisata visto che il soccorso alla popolazione non potrebbe passare attraverso il governo afgano, che l'Occidente non vuole riconoscere in assenza di segnali sul rispetto dei diritti umani, a cominciare da quelli delle donne.

"Il multilateralismo sta tornando con fatica, ma e' lo schema di lavoro dei Paesi piu' importanti del mondo", ha detto in conclusione il premier, Mario Draghi, rinviando il dossier al prossimo G20 di Roma, il 30 e 31 ottobre, dove pero' il piatto forte sara' il cambiamento climatico. La comunita' internazionale, insomma, stenta a concordare azioni condivise (indicativa la distanza di Russia e Cina) mentre l'Afghanistan sta vivendo il momento piu' drammatico da almeno vent'anni a questa parte. Dopo la repentina conquista dei talebani, nel Paese sono stati bloccati tutti i prestiti e gli aiuti internazionali (circa 4 miliardi di dollari all'anno), nonche' miliardi di dollari di fondi della Banca centrale afgana conservati all'estero. Un tracollo economico che ha limitato o interrotto l'erogazione degli stipendi pubblici e che sta mettendo in ginocchio gran parte dei 39 milioni di abitanti.

Secondo l'Onu, i prezzi dei generi di prima necessita' sono gia' aumentati del 30%, e il Pil rischia di calare del 13,2% entro giugno 2022, con il 97% della popolazione al di sotto della soglia di poverta'. Al momento, il 70% degli afgani risiede nelle aree rurali e vive di agricoltura, ma la Fao segnala che e' in corso la peggiore carestia "da 35-36 anni", con gravi ripercussioni sulla semina e la prossima raccolta del grano.
Senza aiuti immediati, in sostanza, la condizione economica e sociale e' destinata a peggiorare, con l'aggravarsi dell'emergenza profughi e del terrorismo. Il paradosso e' che l'Afghanistan e' un Paese ricco di risorse naturali: non solo per la coltivazione dell'oppio che, secondo l'Onu, al netto delle spese vale tra 1,2 e 6,6 miliardi di dollari l'anno, ma soprattutto per i giacimenti del sottosuolo. Si tratta di petrolio, ferro, rame, cobalto e delle terre rare, quantificate dalla United states geological survey in 1,4 milioni di tonnelate. Materie prime su cui si giocano gli equilibri geopolitici del futuro.
(ITALPRESS).