Il dramma ha lasciato spazio, ora, solo ad un dolore insopprimibile. E' stampato nel cuore e sui volti dei genitori, dei fratelli, della fidanzata di Alessandro Onofrio, il 28enne di Faicchio morto ieri per i traumi subiti, il giorno prima, nell'incidente accaduto lungo il viale Atlantici. Dove, al pari di un collega – un 37enne di San Lorenzello, anch'egli in ospedale -, era caduto dal cestello, che si era ribaltato, nel quale, per conto di una ditta di Castelvenere, stava lavorando al ripristino dei cordoli di alcuni balconi e della zoccolatura al terzo piano di un palazzo.
Questa mattina il tristissimo riconoscimento della salma all'obitorio del San Pio, poi l'ultimo, disperato abbraccio di coloro che gli volevano bene, prima dei funerali che saranno celebrati domani. Una tragedia che ha lasciato senza fiato, mentre si rincorrono le prese di posizione politiche e sindacali contro la lunghissima catena di lutti nel nostro Paese. Una strage senza soluzione di continuità e distinzioni geografiche, che fa registrare un bilancio sempre più pesante di vittime.
Alessandro è l'ultima in ordine di tempo, ieri era atteso dalla promessa di matrimonio: l'inizio di un percorso di felicità che avrebbe voluto condividere con la sua fidanzata, bruscamente interrotto per sempre da un destino assurdo. La sua è la storia di una persona che aveva come stelle polari l'impegno e la dedizione, il sacrificio come strumento di affermazione. Tutto è stato spazzato via in un istante, in quel volo terminato sull'asfalto.
Ogni volta che si verificano simili tragedie - quella di Benevento è al centro di una inchiesta del sostituto procuratore Giulio Barbato e dei carabinieri -, è fortissima la sensazione di vuoto che assale, più o meno, l'opinione pubblica. Dura però troppo poco, è dominata soltanto dall'emozione e dalla commozione. Dalla speranza che le lacrime non debbano più essere versate mentre ci si guadagna da vivere. Non è così, magari fosse così. Nesuno potrà restituire più Alessandro ai suoi affetti.