Avellino

Avellino come Taranto e la Val d'Agri, per il gruppo di lavoro sui diritti umani dell'Onu, l'amianto interrato dell'Isochimica è un disastro pari a quello delle perforazioni petrolifere della vicina Basilicata e sullo stesso piano dell'inquinamento provocato dalle acciaierie dell'Ilva. La squadra capitana da Surya Deva, a conclusione del viaggio che si è svolto dal 27 settembre al 6 ottobre, durante la conferenza stampa che si è tenuta a Roma a Palazzo Sturzo, si è detta scioccata inoltre dal livello di sfruttamento sul lavoro e dalle discriminazioni di genere. Una fotografia impietosa del nostro paese racchiusa in una relazione: “Parliamo di un Paese avanzato e industrializzato, in cui la perdita di vite umane sul lavoro non è accettabile ha dichiarato Deva - Lo stesso vale per i conflitti ambientali. In Italia il sistema di sfruttamento del lavoro è diffuso e sistematico”.

Il gruppo di lavoro ha messo a confronto tre realtà: Avellino, Val D’Agri e Taranto. Situazioni diverse di inquinamento per i tre siti “ma c’è un condizione comune e cioè che gli imprenditori e il governo non ascoltano le comunità sul territorio. I cittadini in tutti e tre i luoghi sono sfiduciati perché nessuno li ascolta. Ad Avellino ad esempio la bonifica dell’Isochimica è stata chiesta per anni ed anni, è iniziata ma non ancora completata”.

“Quello che emerge è un quadro davvero raccapricciante che descritto da esperti indipendenti suscita solo vergogna” dichiara Franco Mazza, presidente del Comitato Salviamo la Valle del Sabato che ha incontrato la delegazione Onu ad Avellino in occasione della loro tappa irpina per consegnargli il dossier completo sui veleni che inquinano il nostro territorio, lo stesso dossier che è già nelle mani della Procura della Repubblica che sta indagando per individuare eventuali responsabili questo scempio. Gli inquirenti hanno coinvolto in questi giorni anche l'Istituto Superiore di Sanità con la firma di un protocollo d'intesa per avviare un'indagine epidemiologica della durata di due anni con l'obiettivo di stabilire una correlazione tra presenza di inquinanti e patologie tumorali nella popolazione. “Una vergogna non raccontata, anzi nascosta, un mondo di persone calpestate nei loro diritti elementari – conclude Mazza - La politica è distratta, si accapiglia su cose marginali ed insignificanti, mentre quanto raccontato in questa conferenza stampa dovrebbe indignare e stimolare alla riflessione e alla lotta per ridare dignità ad esseri umani”.

Il Presidente Surya Deva, a conclusione si dice sconcertato di quanto ha riscontrato in un Paese del G7. Non immaginava di trovarsi, nel 2021 e in un Paese sviluppato come l’Italia, a dover registrare tante situazioni scioccanti. Tre le grandi problematiche evidenziate. Diritto alla dignità del lavoro, inquinamento ambientale e discriminazione di genere.

“Il profitto non deve prevalere sulla salute – raccomanda il presidente del gruppo Onu - Il profitto deve realizzarsi con il rispetto di principi fondamentali di rispetto dei diritti umani, sempre. Si riscontra una diffusa mancanza di responsabilità e di pene adeguate. Vi sono troppe violazioni impunite. Al governo si raccomanda di fornire maggiori risorse agli organi investigativi. Le industrie che stanno facendo profitto ignorando la salute pubblica devono essere adeguatamente punite e bloccate. Le poche multe di scarso valore economico non sono un deterrente efficace. Le sanzioni sono poco adeguate ai reati. Se il non uso di un sistema di depurazione fa risparmiare 500.000 euro a fronte di una sanzione di 50.000 euro l’inquinamento è certo”.

La delegazione Onu definisce inoltre preoccupante la situazione del lavoro e delle donne. “I troppi morti sul lavoro e i numerosissimi infortuni sono inaccettabili come è intollerabile lo sfruttamento degli immigrati. Lo sfruttamento riguarda tutto il mondo del lavoro italiani compresi ma è più significativo per gli immigrati, impegnati prevalentemente in agricoltura ma anche in altri settori. Molti extracomunitari sono senza documenti e richiedenti asilo e perciò maggiormente sfruttati. Non lavorano 8 ore al giorno per 5 giorni a settimana ma 12 ore per 7 giorni alla settimana. Questa condizione non riguarda pochi lavoratori ma migliaia e migliaia in più settori. Inoltre hanno contratti di 4-5 ore ma ne lavorano 12 venendo pagati per pochissimo. Subiscono spesso intimidazioni e sono sotto ricatto perché hanno bisogno di pagare i debiti che hanno contratto nel paese di origine o in Italia”.

Il Presidente Surya Deva definisce scioccanti le condizioni dei lavoratori a Foggia e a Taranto. Tutto ciò ha costituito per il Gruppo di lavoro una sorpresa. Le imprese usano la legge per implementare lo sfruttamento e il profitto. Le imprese sfruttano anche il governo evadendo le tasse. Usano contratti di apprendistato per non pagare i contributi. La piaga del caporalato è tollerata senza nessuna seria iniziativa di contrasto. Secondo il Gruppo di lavoro i migranti sono fondamentali per il tessuto produttivo e il governo deve adottare una politica di maggiore integrazione. Deve impegnarsi con più risorse per assumere ispettori del lavoro. L’Italia ha ottime leggi sulla carta ma l’applicazione delle stesse è debole. Per l’ONU anche il sindacato deve lavorare molto per difendere diritti che sono calpestati. Il governo non contrasta il caporalato.

Sul fronte delle discriminazioni di genere “negli ultimi anni la legislazione ha prodotto un miglioramento. Tuttavia sono ancora poche le donne nelle posizioni apicali. Ci sono molestie sessuali molto diffuse. Durante la pandemia sono state le donne a pagare il prezzo più alto perché sono state quelle che per prime sono state licenziate. Inoltre sono aumentati i casi di abusi in ambito domestico”.

In conclusione, il Governo sta facendo passi avanti ma deve fare di più per tutelare i diritti umani. In questo contesto bisogna creare una istituzione nazionale dei diritti umani che abbia il potere di operare su imprese, ambiente e lavoro: ciò è vitale. Come altri Paesi, ad esempio Francia, Germania, Belgio, Norvegia l’Italia dovrebbe emanare una legge di “dovuta diligenza”, cioè una valutazione preliminare che deve puntare in ogni fase a non calpestare mai i diritti umani, anzi ad implementare questo concetto. Tutte le imprese non devono abusare del loro potere.

Gli esperti del Gruppo di lavoro presenteranno le loro conclusioni e raccomandazioni al governo italiano e agli altri attori rilevanti in un dettagliato rapporto che sarà presentato al Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra in giugno 2022.