Avellino

“Devo rivoltare la squadra come un calzino”. Piero Braglia aveva commentato così, a caldo, le proprie intenzioni a margine della sconfitta a Viterbo dell'Avellino contro il Monterosi. Subito dopo si è innescata l'imbarazzante gestione del suo esonero, annunciato e poi rientrato, in seguito al mancato accordo con Vivarini su staff tecnico e rinforzi da operare nel mercato di gennaio. A fare da sponda per giustificare il grottesco dietrofront pure la richiesta di una delegazione della squadra, a nome dell'intero gruppo (o meglio dire quasi) di confermare il tecnico. Resta, allora, da capire se sabato, alle 17,30, contro la Virtus Francavilla, nella gara valida per l'ottava giornata del girone C di Serie C, il mister andrà fino in fondo rispetto alle sue intenzioni, con tanto di esclusioni eccellenti e spazio a nuovi potenziali titolari, o premierà tutti o parte dei senatori che si sono fatti portavoce del desiderio dello spogliatoio (o meglio dire di buona parte di esso) di andare avanti sotto la sua guida.

La certezza è che, finalmente, Braglia avrà la possibilità di schierare il tridente che mai, finora, fatto salvo l'indisponibilità di Kanoute, ha avuto reale possibilità di disegnare. Dettaglio non secondario, oltre la scellerata gestione societaria del suo futuro che, di certo, non gli ha consentito di lavorare serenamente negli ultimi giorni. Il grande escluso in attacco, come giusto che sia visto il contributo finora offerto, dovrebbe essere Maniero. Al centro del reparto avanzato si profila un ballottaggio tra Plescia, recuperato e pronto a giocare, come ammesso in conferenza stampa dal direttore sportivo Di Somma e Gagliano, in gol al “Rocchi”. Ai lati della punta centrale è certo l'impiego di Di Gaudio a sinistra e Micovschi a destra, pronti a sfruttare il piede invertito per accentrarsi e andare al tiro o mettere dentro palloni tagliati, come ha fatto il rumeno offrendo l'assist a Gagliano domenica scorsa. In mediana Aloi ha finora indossato la fascia da capitano come un accessorio d'abbigliamento senza dimostrare di meritarla in termini di leadership e prestazioni. Potrebbe far posto a De Francesco, ma ha fatto parte dei cinque che hanno chiesto a D'Agostino, per conto della squadra (o meglio dire gran parte della squadra), di far restare Braglia, la sua fedeltà è autentica, così come la stima del trainer nei suoi confronti, e difficilmente verrà scalzato. Ai suoi lati Carriero e D'Angelo sono in pole position anche se Matera scalpita. Il tutto in attesa che Mastalli trovi una dimensione tattica e il giusto piglio, in termini di grinta e cattiveria agonistica, per connettersi alla nuova avventura fornendo le giocate determinanti e qualitativamente al di sopra della media di cui è in possesso. A oggi pare averle dimenticate. Ciancio, messo a sedere e irriso in occasione del gol di Adamo, tra una goffa scivolata e l'altra in area di rigore, si contende una maglia da titolare con Rizzo, tra i migliori delle ultime due gare mentre a sinistra con un Mignanelli in grande difficoltà appare un'eresia rinunciare a Tito. In difesa, davanti a Forte, che ha ballato con i compagni di reparto nell'ultima uscita, rientrerà Luigi Silvestri, pilastro della retroguardia. Con Dossena formerà il tandem centrale della linea a 4 che dovrebbe essere preferita a quella a 3 con Bove pronto ad accomodarsi in panchina. Viceversa a sedersi sarà D'Angelo e il modulo il 3-4-3.

L'ultima chance Braglia se la giocherà con i tre attaccanti su cui avrebbe voluto poter contare dalla prima giornata, senza vedersi costretto a privarsene per impieghi azzardati dal punto di vista muscolare, e magari con cui avrebbe voluto darsi da fare sin dal ritiro, per lavorarci come si deve. Inutile, però, sparare sulla croce rossa. In campo non ci vanno i comunicati. Se ci sono gli attributi è il momento di tirarli fuori. Senza scuse o piagnistei.