Avellino

A esonerare Piero Braglia ci ha pensato, in prima persona, Angelo Antonio D'Agostino nel corso del commento a caldo dopo l'elezione a sindaco di Montefalcione. Il presidente dell'Avellino ha annunciato le operazioni in corso per il cambio della guida tecnica, finalizzato a provare a invertire una rotta oggettivamente deludente sotto il profilo dei risultati in un avvio di campionato largamente al di sotto delle aspettative. Quello appena iniziato è il giorno di Vincenzo Vivarini mentre come accadde in occasione dell'avvicendamento tra Ignoffo e Capuano (altra proprietà, stesso direttore sportivo), ma se possibile in maniera ancor più grottesca che nel passato, il tecnico silurato è ancora in campo ad allenare una squadra ormai non più sua da due giorni. Contratto biennale con premio in caso di promozione per l'ex mister, tra le altre, di Empoli, Bari ed Entella, che ripartirà dal 4-3-3. Un modulo per cui la squadra è stata costruita, non senza difficoltà, innesti pari a più del doppio dei 5, 6 inizialmente programmati e ritardi. Su indicazioni di Braglia, certo, ma con gli acquisti perfezionati da Di Somma. Dopo le dichiarazioni rese lo scorso 15 settembre, in cui si assumeva la piena responsabilità della conferma di Braglia e delle scelte operate in sede di mercato, avendo avuto carta bianca dalla società, in tanti si attendevano un coerente passo indietro dall'esperto dirigente, con annessa assunzione di responsabilità, oltre le parole, ma allo stato attuale il pensiero delle dimissioni non sarebbe contemplato come certificato dal lavoro, certosino, condotto in prima persona, per individuare l'erede di Braglia.