Quando la notizia della sua morte si era diffusa, era stata fortissima a Sant'Agata dei Goti, e non solo, la commozione per la sorte toccata a Silvana, che aveva 52 anni. Era madre di tre figli e nonna, il suo cuore aveva smesso di battere per sempre lo scorso 8 febbraio nell'ospedale Fucito, a Mercato San Severino, al quale aveva fatto ricorso per i problemi sorti dopo un intervento di bypass gastrico al quale si era sottoposta al Fatebeenefratelli.
La sua drammatica storia, quella di una persona costretta a fare i conti con il problema di un peso eccessivo, era finita al centro di una inchiesta della Procura di Nocera Inferiore, che ora l'ha conclusa, chiamando in causa, per presunte imperizia, imprudenza e negligenza, due medici dell'ospedale di viale Principe di Napoli. Difesi dagli avvocati Adele Granata e Claudio Barbato, hanno adesso venti giorni a disposizione per chiedere di essere interrogati o produrre memorie, poi il Pm procederà alle eventuali richieste di rinvio a giudizio.
Silvana si era ricoverata nel settembre del 2020 al Fatebenefratelli, dove era stata sottoposta, come detto, ad un intervento di bypass gastrico, al quale, il mese successivo, ne erano seguiti altri due, sempre nella stessa struttura.
Tornata a casa, le sue condizioni non erano migliorate, al punto da costringerla anche a rivolgersi al presidio di Sant'Agata dei Goti e, infine, all'ospedale di Mercato San Severino, che le era stato consigliato come centro specializzato. A distanza di una dozzina di giorni dal momento in cui vi era entrata, le era stata praticata un'ulteriore operazione, evidentemente ritenuta indispensabile dopo quelle già subite a Benevento.
La situazione era poi precipitata, fino al momento in cui la sua esistenza era terminata. I familiari, rappresentati dagli avvocati Gaetano Piccoli e Pietro Farina, avevano presentato una denuncia ai carabinieri, innescando una indagine che aveva inizialmente coinvolto, come atto dovuto, venti medici.
L'autopsia era stata affidata ad un collegio composto dai dottori Giuseppe Consalvo, Guido Sciaudone, Antonio Perna e Francesca Consalvo, secondo i quali la morte era stata causata da una “disfunzione multiorgano sostenuta da un quadro di sepsi da peritonite in paziente con occlusione intestinale alta già sottoposta ad intervento di mini gastric by pass per obesità patologica grave ed a successivi multipli interventi chirurgici per leak anastomotico”.
In vista dell'esame, le parti offese avevano nominato come loro consulenti i dottori Noemi Razzano e Luigi De Cristofano, mentre era caduta sui dottori Giuseppe Raimo, Ludovico Docimo, Vincenzo Migliorelli e Fernando Chiumienti la scelta di alcuni dei dottori tirati in ballo, in servizio tra il 'Fucito' e il 'Fatebenefratelli'. A seguire, la richiesta di archiviazione per diciotto di loro e l'avviso di conclusione dell'inchiesta per due sanitari dell'ospedale beneventano.