"L'uva e' pronta" , che vendemmia sia". Con questa frase, Re Ferdinando (un attore, ovviamente in abito d'epoca) domani mattina dara' il via alla vendemmia della Vigna della Reggia di Caserta nel Bosco di San Silvestro. Circa quattro anni fa la Reggia di Caserta, provando a far rivivere il monumento non solo come gigantesco museo, ma come palazzo vivente, riscopri' l'esistenza della Vigna della Reggia nel bosco di San Silvestro, accanto a quella piu' coreografica e nota del Ventaglio, e immediatamente provo' a farla rivivere affidandola, nel febbraio 2018, a un concessionario esterno, viticultore di qualita'. Fu l'allora direttore, Mauro Felicori, a decidere che la Reggia potrebbe rivivere in tutte le sue funzioni, "e tornare a essere una casa vivente". La sfida era epocale ed e' stata accolta anche dall'attuale direttore della Reggia di Caserta, Tiziana Maffei, consapevole di come le esperienze di vitigni in monumenti patrimonio Unesco si contano sulle dita di una sola mano. La scommessa della rinascita della Vigna della Reggia nel bosco di San Silvestro era una sfida culturale e sociale, ma anche burocratica. Una rivoluzione nei costumi della Pubblica amministrazione, che non doveva piu' conservare o al massimo tutelare, quando capitava, ma anche produrre. E la sfida e' stata vinta: il concessionario, l'azienda vinicola Tenuta Fontana,Benevento), la patria di Padre Pio, ha riscoperto, piantato, curato amorevolmente, ogni giorno, la vite di Pallagrello, l'antico Piedimonte, e la vite pian piano e' rinata. Divenendo uva che sabato prossimo sara' per la prima volta vendemmiata. "L'antica vigna borbonica torna a vivere grazie a questo ambizioso progetto di cui vedremo e assaporeremo presto i frutti", spiega Tiziana Maffei. "La Reggia di Caserta - prosegue - nata come massima rappresentazione del prestigio del nuovo regno di Carlo di Borbone, completata nella sua struttura dal Bosco di San Silvestro, cosi' come molti dei siti reali borbonici e' stata concepita come parte di un articolato sistema produttivo territoriale.Niente e' stato lasciato al caso e la magnificenza di questo patrimonio culturale, storico e artistico, e' resa ancora più grande dal valore concreto che nel quotidiano aveva per la famiglia reale ma anche per tutti coloro che no in questo territorio. Uno degli obiettivi del Complesso vanvitelliano e' riconoscere questa importante eredita' e valorizzarla, dando spazio alle possibilita' create in questi luoghi fertili, nello spirito proprio del museo contemporaneo che riconosce le potenzialita' di un istituto sempre piu' al servizio della societa' e del suo sviluppo sostenibile". "La previsione e' di un migliaio di bottiglie prodotte, nella migliore delle ipotesi - spiegano Maria Pina e Antonio Fontana - e cio' sarebbe gia' una grande conquista. Ma il nostro obiettivo principale era far rinascere la Vigna. E ci siamo riusciti. La vigna originaria era quella che serviva le tavole e la cantina reale e aveva un'estensione di circa cinque ettari, giusto di fronte alla Casina di San Silvestro, nel bosco omonimo. L'altra vigna reale conosciuta era quella del Ventaglio - chiamata cosi' perche' erano vigneti di uva diversa, in una vigna a forma di ventaglio - che aveva un valore piu' di rappresentanza, coreografico/monumentale. Nei secoli il bosco ha mangiato molto di questa estensione ed e' rimasto solo un ettaro di terreno libero, proprio di fronte al cancello d'ingresso della Casina. Ed e' proprio quell'ettaro che e' stato affidato a Tenuta Fontana, che l'ha ripulito e rilanciato.
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Redazione Ottopagine